La Messa delle ore 8 ieri è iniziata in grave ritardo, 4/5 minuti.
Di solito, quando mi capita, mi sento molto in colpa e, normalmente chiedo scusa all’assemblea perché non c’è nulla che conti di più della Messa, tanto più da farla cominciare in ritardo.
Ma ieri ho finito la Celebrazione senza chiedere scusa a nessuno. Perché quando il buon Dio ti fa un regalo alle 7,40 della mattina, mentre sei assonnato e stai sistemando la chiesa, mentre ti pesa il pensiero di dover fare più cose di quelle che possono stare in una giornata, mentre non sembra esserci nulla di esaltante davanti a te, ecco che Lui arriva.
Già mi aveva colpito che alle 7,30 ci fosse fuori dalla chiesa un ragazzo che ne aspettava l’apertura: e la cosa mi fa sempre chiedere: “e io chi aspetto?”. Ma alle 7,40 è accaduto l’Imprevisto: una ragazza mi ha fermato per chiedermi il Battesimo. E la cosa è immensa.
Poi nel pomeriggio, in modo meno eclatante ma altrettanto stupendo, un’altra ragazza mi ha detto di voler “dare tutto”.
Come potevo, ieri sera, andare a dormire senza pormi la stessa domanda, come non aver voglia di amare sempre più i volti che fanno la mia storia e che mi portano a Lui?
La mia quaresima fiorisce di fronte alla bellezza con cui Cristo si mostra e al limite estremo della mia smemorata ingratitudine.
Perchè questa mattina sono ripartito come se Lui ieri non mi avesse cercato in modo così evidente. Quindi al lavoro!
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della I° di QUARESIMA
In quel tempo.
Vangelo secondo Matteo 5,17-19
Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
A chi non piacerebbe che le cose fossero semplici e chiare? Eppure Gesù ci dice chiaramente che è venuto non a semplificare e tagliare ma a dare compimento; realizzare le cose è proprio una caratteristica di Gesù, e gli viene dal fatto che le cose compiute sono proprio come le ha pensate e volute il Padre.
Ecco perché non è mai lecito a nessuno accorciarsi la strada del rapporto corretto con le cose: obbediamo alla volontà di Dio che le ha fatte, e le ha fatte così per un bene più grande di ogni nostra strana supposizione o pigrizia.
Se la realtà è segno allora il segno va preso per come è, tutto intero.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
4. Carattere esigenziale della vita.
Il carattere esigenziale dell’esistenza umana accenna a qualcosa oltre sé come al suo senso, come al suo scopo. Le esigenze umane costituiscono riferimento, affermazione implicita di una risposta ultima che sta al di là delle modalità esistenziali sperimentabili. Se venisse eliminata l’ipotesi di un “oltre”, quelle esigenze sarebbero innaturalmente soffocate.
Mi colpisce molto quest’ultima riga del paragrafo 4: se non ci lasciamo spingere oltre nel rapporto con le esigenze che abbiamo allora anche le esigenze stesse che abbiamo verrebbero negate. A questo proposito si capisce la differenza tra un bisogno, che si può risolvere, e un’esigenza, che invece permane e non si può mai chiudere.
Vivere è essere costituiti di esigenze che non si risolvono mai, che sono sempre aperte, come se avessimo una sete irrisolvibile. In questo l’uomo è originale dipendenza.
Buon mercoledì,
donC
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