“Se serve per dare tutto, allora anche questo va bene”.
Non sono queste le parole esatte ma è questo il concetto che ieri mi esprimeva una ragazza che si appresta a un periodo di servizio dall’altra parte del mondo. Lo diceva rispetto a una situazione di disagio che si troverà a vivere e che un pochino la preoccupa.
Certe volte il nostro sì ci scappa di mano e rende le cose difficili perchè cominciamo subito a credere che in fondo ci sia qualcosa di sbagliato, di non dovuto, che la nostra disponibilità in fondo sia solo una nostra concessione e non un’adesione. Ma dire sì è dire sì alla volontà di un Altro.
Quell’amica ieri mi ha rimesso davanti al fatto concreto: dire sì è dire sì alla presenza di un Altro che va accolto, e accogliere è semplicemente un fare spazio, senza condizioni e senza limiti. E se questo è accogliere, mi spiace dirlo, oggi spesso non siamo disponibili per nulla a fare spazio. Parliamo di accoglienza, ma solo alle nostre condizioni.
Domandiamo di poter dire sì senza “se” e senza “ma”.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della I° di QUARESIMA
In quel tempo.
Vangelo secondo Matteo 5,13-16
Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
L’essere sale è un dono e non una scelta, quello che è nostro è l’impegno a restare sale, a restare quello che, per grazia di Dio, siamo. Che cosa abbiamo di più nostro di quello che siamo? Eppure è davvero facile rischiare di perdere tutto.
Come si resta sale? Come si resta luce sul candelabro? La risposta che possiamo ricavare dal testo di Matteo è quella di vivere davanti a tutti ciò che siamo; non ciò che dovremmo essere ma ciò che siamo: gente con lo sguardo teso a Gesù anche dentro i mille errori e tradimenti e dimenticanze che segnano la nostra vita quotidiana. il nostro continuo sforzo di dire il nostro sì è tutto ciò che dobbiamo mostrare al mondo perché il mondo prenda sul serio il gusto e la luce che portiamo. E che non facciamo noi.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
4. Carattere esigenziale della vita.
d) La quarta è la categoria dell’amore. … L’attrattiva di una bellezza segue una traiettoria paradossale: quanto più è bella, tanto più rimanda ad altro.
Che bellezza questo passaggio! La cosa più bella non ti tiene legato a sé ma ti rimanda ad altro. Avere gli amici più veri ti fa desiderare che quella compagnia sia sempre più grande e per tutti.
Ma se è questo che don Giussani ci insegna è altrettanto evidente e duro il contrario di queste parole: se le cose non ci rimandano ad altro è perchè non sono poi così vere. E il punto non è quello di scandalizzarsi ma piuttosto quello di iniziare a fare sul serio. Che la bellezza ricominci a splendere e brillare tra noi.
Buon martedì,
donC
Lascia un commento