V° domenica di QUARESIMA | 6 aprile 2025

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Vangelo secondo Giovanni (11,1-53.)

Oggi procediamo, nella ripresa del brano evangelico, secondo un ordine un pò particolare che però mi consente di evidenziare le cose per importanza.

1. “Gridò a gran voce « … vieni fuori!»
Questo grido di Gesù ha attraversato i secoli per arrivare sino a me, perché Gesù, come ha chiamato Lazzaro, ha chiamato me, e ciascuno di noi. E questo è il fatto più rilevante della nostra stessa vita.
Che Gesù ci abbia chiamati, e chiamati per nome, è la cosa più grande perché per noi è stato un vero risorgere: siamo usciti dal nostro limite, dalla nostra morte, per tornare a vivere, meglio per vivere pienamente.
Crediamo perché Gesù ci ha chiamati a una vita nuova, piena, eterna.

2. “Sono contento di non essere stato là, affinché voi crediate
Non siamo risorti per noi stessi, non ci è donata una vita più grande per noi stessi, ma perché possiamo credere ed essere segno nel mondo di Lui, della sua potenza d’amore per l’uomo.
Si risorge davanti a tutti perché la Risurrezione è per tutti.
Se Gesù lascia morire non è per la morte ma perchè si guardi al Risorto e questo fa vivere, fa risorgere altri.
Molti giudei … alla vista di ciò che aveva compiuto, credettero in lui“.

3. “Io sono la Risurrezione e la vita
Ancora più rilevante del miracolo, che poi segue, è questa affermazione di Gesù.
Lui non è quello che fa risorgere, Lui è la Risurrezione. E noi abbiamo bisogno di imparare a guardare Gesù così, altrimenti continueremo a guardare alla risurrezione come a qualcosa che si merita, mentre è solo il frutto della amicizia con Lui.
A differenza di quei giudei che erano passati da Marta e Maria per consolarle, per aiutarle ad accettare, Gesù quando arriva porta la vita. Così possiamo riconoscere il suo agire tra noi.

4. “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto
Marta e Maria, nella loro diversità, vivono la stessa cosa, guardano a Gesù nello stesso modo. Quello che cercano è di non soffrire, che il loro dolore sia consolato, e per questo arrivano al paradosso di dire al Figlio di Dio come avrebbe dovuto comportarsi!
Ma Gesù va oltre il richiamo, mostra un futuro che cambia il dolore in gioia.
E forse anche noi dobbiamo riconoscere che lo sguardo di Gesù è quello più giusto e vero.

5. “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?
Terminiamo con questo richiamo: la promessa di Gesù è più grande e concreta della realtà che è sotto i nostri occhi.
Questa è la sfida più grande e radicale: vedere la gloria di Dio è più concreto della carne di un cadavere che si consuma.
E noi, popolo di risorti, abbiamo visto che tutto questo è vero.


L’opera in apertura è di Mattia Preti, si tratta della Risurrezione di Lazzaro, (1655-1660, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini).
La cosa che si intuisce subito è la tensione a voler rendere il dramma e lo stupore che sono generati dal miracolo della risurrezione: la luce è usata in questo senso come strumento per evidenziare proprio questa tensione: lame di luce che illuminano solo alcuni particolari o personaggi per indicare come tutto sia “meraviglioso”.


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