In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Vangelo secondo Giovanni (13,31b-35.)
1. “Glorificato “
Cosa vogliono dire le prime frasi di questo brano del vangelo di oggi?
Nella Bibbia la gloria è prerogativa di Dio e dare gloria era dovere del credente.
Quindi qui Gesù dichiara la sua divinità e la dichiara come frutto della Comunione con il Padre; la Risurrezione è “solo” il modo, l’esito, con cui questa Comunione si è manifestata.
E questa manifestazione gloriosa, è rivolta al Figlio obbediente e anche al Padre per quella circolarità dell’amore che compie sempre chi dona amore.
Ma perchè a noi interessa il tema della gloria? Perché non c’è gloria, compimento, senza comunione vera e concreta.
Se vogliamo vivere nella gloria dobbiamo decidere di vivere nella Comunione.
2. “Ancora per poco sono con voi“
Anche noi, come i discepoli, vorremmo che Gesù fosse sempre evidente, sempre presente e al nostro fianco. Ma questo non sarebbe credere; se Gesù fosse sempre qui la fede non avrebbe senso.
Allora come trovare e vivere la presenza di Gesù dentro la vita? Il modo più semplice è quello raccontato nel gesto che celebriamo: l’Eucarestia, il ringraziamento, cioè la coscienza del bene ricevuto, insieme alla supplica che quel bene ci sia ancora.
Chi cerca Gesù vede i suoi segni.
3. “Che vi amiate gli uni gli altri“
il comandamento di Gesù non è al fatto di imitarlo, che proviamo a fare quello che faceva Lui, che cerchiamo di imparare e ripetere i suoi discorsi. Quello che Gesù ci comanda è che ci amiamo tra noi. Che amiamo tutti gli uomini.
E questo non è affatto semplice: noi ci ignoriamo, o quanto meno cerchiamo di stare ciascuno nel suo. Ma di certo non guardiamo gli altri per amarli.
Come si può fare questo? Come si può arrivare ad amare tutti?
Credo che la via più certa e sicura sia quella di chi ha memoria di quello sguardo che ci ha amato.
Stare davanti a quella preferenza porta a “preferire” tutti. Solo chi si scopre amato impara ad amare; non può essere uno sforzo.
Ma come si fa a scoprirsi sempre amati? Semplicemente guardando.
L’opera di Dio è molto più grande e bella di tutto il male e la bruttura che possiamo produrre noi uomini.
E vedere quell’opera ci cambia.
La fotografia, opera dell’arcifamoso Robert Doisneau, è intitolata Confabulare attorno a una baguette, ed è del 1950.
Sono due le cose che in questo scatto mi richiamano il brano evangelico di oggi: da una parte quell’essere insieme, stretti attorno al grande segreto della vita, come se si stesse mettendo a tema la cosa più grande e bella. Mentre questo “confabulare” comporta che il pane sia messo in disparte, in seconda scena, perchè l’importanza di quella comunione porta a scordare anche ciò che di solito fa vivere.
Nell’esperienza della comunione uno ha tutto quello che serve!
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