In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
Vangelo secondo Giovanni (16,12-22.)
1. “Un poco “
Se dovessi dare un titolo a questo brano del vangelo di Giovanni lo chiamerei “elogio dell’istante” perchè dopo averlo letto mi resta sempre addosso la sensazione che la fede è solo quella di questo momento.
Che cosa sarà non lo sappiamo, abbiamo la promessa di un compimento, ma tutto ciò che abbiamo è questo istante e l’attesa che in esso accada quel compimento cui tutta la vita tende da sempre.
tutta l’attesa è quindi nella pienezza di vita di questo istante.
Vivere con la coscienza di quel “un poco” è vivere con la coscienza che tutto sta per compiersi, per concludersi. E questo rende sempre vigili, come le vergini che attendono la venuta dello sposo.
2. “Molte cose ho ancora da dirvi“
La sola condizione per vivere sempre nella memoria di Gesù, per essere sempre dentro quel “un poco” del vangelo, è la continua esperienza del sentirlo parlare. Senza questa “presenza” percepita ora non è affatto possibile vivere la vita nell’attesa del compimento.
Ma come Gesù ci parla oggi per generare sempre e di nuovo l’attesa, la tensione dell’istante?
“Non siete capaci di portarne il peso” Gesù ci parla attraverso chi, amandoci, è però libero di dirci chi siamo, compresi i nostri limiti. Chi mi rimette davanti a me, al mio cammino, mi rigenera nel desiderio dell’istante.
“Vi guiderà a tutta la verità” Gesù ci parla attraverso ciò che ci mette davanti a una promessa. Conoscere la verità è una promessa fatta a chi vive il desiderio della presenza di Dio.
3. “Io me ne vado al Padre“
SE l’evidenza dell’istante è l’attesa dobbiamo però dirci che la pienezza dell’attendere è altrove, l’essere portati altrove.
La pienezza dell’istante non è, non può essere nell’istante ma nel rapporto con il Padre, un rapporto che è la sola possibilità di pienezza.
Chiediamo di poter vivere una vita con i piedi ben piantati nel presente, nell’istante, guardando un Oltre che compie.
In apertura trovate un’opera di Paul Gauguin,Te tamari no atua (Nascita di Cristo figlio di Dio), 1896, Monaco di Baviera, Neue Pinakothek
Il motivo per cui ho scelto questa immagine è legato al fascino per cui un’artista di oltre cento anni fa ha fuso insieme l’episodio evangelico della nascita di Cristo con la sua storia personale: l’origine del quadro è data all’autore dalla nascita di un figlio.
L’”un poco” evangelico è così che si compie: un fatto che rimanda a un Altro.
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