Domenica dopo l’Ascensione
In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Vangelo secondo Giovanni (17,1b. 20-26.)
1. “Illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati“
La speranza della nostra vita non siamo noi a scoprirla o a riconoscerla, è un dono a cui si arriva con il cuore.
E quindi il bisogno che sentiamo dentro di noi: avere una speranza per la vita, è un moto che ci troviamo nel cuore e che siamo chiamati a prendere sul serio come uno sprone a far sì che la vita tutta sia un continuo e umile domandare quella pienezza e quell’ardore cui aneliamo con tutto noi stessi.
Se vogliamo comprendere il nostro andare incontro alla festa grande della Pentecoste credo che questo passaggio della lettera agli Efesini vada considerato attentamente.
2. “Non prego solo per questi“
La preghiera di Gesù non è solo per i suoi amici, o per quelli che hanno bisogno di preghiere ma per tutti, la preghiera di Gesù è per tutti gli uomini.
E a noi quando capita di pregare per tutti? Questo sarebbe davvero il nostro primo, e principale, modo di avere a cuore il mondo intero.
Ma noi a questo ci crediamo?
“Perché siano una cosa sola”
La preghiera di Gesù non è per l’unità, intesa, come ci accade, come un banale andare d’accordo.
Per Gesù l’unità è l’essere uno, un corpo. E se Gesù prega per questo forse anche noi dobbiamo imparare a pregare perchè abbiamo a sentirci uno, parte viva di un corpo vero.
3. “E io ho fatto conoscere loro il tuo nome“
La pregheira di Gesù è perché concretamente conosciamo il nome del Padre. E il nome è tutto per gli ebrei: è la persona e la sua storia, le sue gioie e i desideri del cuore.
Gesù vuole che noi abbiamo a conoscere il Padre così come conosciamo noi stessi.
Ma perché?
Perché la conoscenza del nome, del Padre, dice di un legame indissolubile e soprattutto dice una reale identificazione: in noi vive il Padre.
Gesù quindi non punta a fare di noi degli imitatori, vuole che noi diventiamo Lui, parte di Lui.
Non siamo al mondo per seguire e basta ma per vivere la vita stessa di Dio, solo questo può colmare il nostro cuore.

Il Pantocratore, Abside di San Clemente de Taüll, Spagna, XII sec., ora al Museo d’ Arte di Cataluña.
Se penso che ci si continua ad ostinare nel dire del medioevo che erano secoli bui! Tutto questo colore è segno di una consapevolezza grande e sopratutto di un’intima letizia che meritano di essere considerate molto attentamente.
La cosa per cui oggi ho scelto di mostrarvi questa imagine è che in essa risulta evidente che per Gesù la Gloria è una compagnia, una comunità.
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