Giovedì 19 giugno 2025

Avevo detto qualcosa dell’incontro con lei nel post dell’11 giugno.
Poi mi era arrivato l’invito per una Messa nei giorni scorsi, ma io non riuscivo ad esserci, così mi è stato girato quello che la mia amica aveva scritto per quel momento; sembrava una risposta a me, alle mie parole e per questo mi ha colpito un sacco, ve lo riporto:

Probabilmente stasera si parlerà di me, del mio sorriso e altro. In realtà bisogna parlare solo di Cristo che si muove ininterrottamente nella mia vita. Bisogna dare un nome a quel sorriso, che non è frutto di una felicità ma di una pace dovuta alla presenza di Cristo nella mia vita, campeggia con me, è compagno di viaggio.
Il contrario di questa pace, sarebbe la lamentazione, la disperazione perché la giornata è una lotta per respirare bene, gestire la saliva, tenere il capo su, sopportare la rigidità del corpo e poi c’è il desiderio di mangiare… Non dovrei mettermi a tavola. Non basta dire: mettiti il cuore in pace, non puoi più mangiare perché il desiderio è vivo, è una lotta. Ma trovo pace da una presenza che mi fa sentire che questa “morte” è il centuplo. E allora sono in pace. Sabato abbiamo fatto una grigliata, vassoi di fiorentina e costate, avevo l’acquolina, ma ho apprezzato ugualmente con l’olfatto. É stata una scoperta piacevole. 
Questa malattia bastarda, ha sete delle mie cose, io guardo chi è vicino a me e vedo una perfezione del corpo, dei movimenti, dei gesti quotidiani, solo che non vi accorgete della grande libertà che avete. Ma non io ho una libertà più grande che deriva dal sentirsi amati, preferiti, dal riconoscere una appartenenza. 
La vostra …, che decantate, in realtà vuole sparire, rimpicciolire per lasciare spazio all’unico protagonista. Che vuole essere portato in giro, vuole farsi incontrare. Ma è il compito di tutti anzi è la vocazione di ognuno, è fare della vita un dono. 
Abbiamo un tesoro in vasi di creta perché appia questa potenza appartenente a Dio. Siamo tribolati ma non schiacciati, siamo sconvolti, ma non disperati, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la sua vita si manifesti in noi. Papa Luciani disse: «Se vuoi baciare Gesù crocifisso, non puoi fare a meno di piegarti sulla croce e lasciarti pungere da qualche spina della corona, che è sul capo del Signore». 
Ancora: «siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile», che non si eclissa mai dalla nostra vita, risplende su di noi e illumina anche le notti più oscure.

Oggi si festeggia il Corpus Domini.
Quanti corpi di Cristo, plasmati dal dolore e dalla prova ci riaccendono la certezza che solo con Lui la vita è sempre una meravigliosa avventura!


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Il Signore Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Vangelo secondo Luca 9, 11b-17.

Il cristianesimo di Gesù è una promessa, una compagnia che la realizza e una provvidenza che la custodisce; perchè l’uomo è fragile e si dimentica velocemente di quello che ha incontrato e ricevuto.
A costo di darci sè stesso.

Il farsi cibo è una volontà d’amore che nessuno può superare: quando amiamo, al limite ci spingiamo a voler mangiare l’altro, come vedo fare con i bimbi piccoli, ma non ho mai visto nessuno che ama così pienamente da dire: “mangiami!”. Dio fa questo per noi, per amore alla nostra vita.

Oggi festeggiamo un amore che si fa carne per noi, che si fa nostra vita.
Che sia giorno di certezza e gratitudine: c’è un amore che si dona a noi!


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

3. L’esperienza del rischio

L’uomo subisce l’esperienza del rischio: pur essendo di fronte alle ragioni, è come se non si sentisse di muoversi, è come bloccato, gli occorrebbe un supplemento di energia e di volontà, di energia di libertà, perché la libertà è la capacità di adesione all’essere.


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