Cena per la preparazione della vacanza degli universitari.
Ormai è un rito del martedì sera dei mesi di giugno e luglio.
Una ventina di ventenni che preparano e discutono di ogni istante che poi trascorreranno insieme in una settimana ad inizio agosto. Loro e altri trecento cinquanta amici.
Finita la cena, mentre si sparecchiava, un’amica mi avvicina e mi dice: “comunque queste cene sono le più belle di tutto l’anno”.
La cosa mi ha colto piuttosto di sorpresa e le ho risposto di getto: “e allora facciamole più spesso, durante tutto l’anno”. In fondo siamo discepoli di uno che alcune tra le sue cose migliori le ha fatte a tavola!
Poi mi sono venuti in mente tanti amici che si devono sposare e che nell’organizzare il loro matrimonio hanno i loro primi “solenni” litigi: sui numeri, sulle case da sistemare, sui “parenti serpenti” possibilmente i tuoi, fino al modo di fare il rinfresco e l’annessa festa.
Perchè i ragazzi ieri erano lieti nel preparare e nel lavorare per trovare una bellezza e invece tra coloro che si amano certe volte è complicato anche stilare un menù?
Non credo di avere la risposta definitiva ma una cosa mi sembra di intuire: chi si sposa è legato all’esito: “deve” essere tutto perfetto e indimenticabile, unico e scintillante; mentre i ragazzi che preparano la vacanza non hanno la stessa preoccupazione, fanno quello che fanno per sè, cercando un gusto e una bellezza che davvero sono lo scopo.
Non basta il desiderio di fare bene occorre arrivare a desiderare che emerga Colui per cui si fa, che si tratti di giocare e ballare o che si tratti di momenti seri e pensosi.
dalla liturgia ambrosiana:
Mercoledì della II° domenica dopo PENTECOSTE
In quel tempo.
Vangelo secondo Luca 5, 33-35.
I farisei e gli scribi dissero al Signore Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Così si capisce la necessità che abbiamo della Presenza reale, carnale, di Gesù. Senza la sua presenza la vita sarebbe tutta una fatica non tanto per il digiuno ma per il non avere più il punto cui guardare per poter camminare. Avere la compagnia e la Presenza di Cristo nella vita permette di vivere la vita, con le sue fatiche e le sue noie, come una grande, stupenda festa.
Non è un caso che Gesù usi allora l’immagine dello sposo per mostrare che la festa e la gioia non stanno nell’uomo o in ciò che fa ma nel riconoscimento di Colui che si compie nel dono di sè, come obbedienza al Padre.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
1. Forza motrice della ragione
Scoprire il mistero, entrare nel mistero che sottende l’apparenza, sottende ciò che noi vediamo e tocchiamo, è il motivo della ragione, la sua forza motrice.
Quello che si cerca sempre di evitare è la chiarezza di questo giudizio: una ragione usata correttamente tende ad entrare dentro la vita con il desiderio di comprendere l’origine e il senso della vita stessa: che ricerca sarebbe quella che non arriva a voler conoscere i meccanismi ultimi delle cose?
dobbiamo forse ritornare a questa capacità di arrivare a mettere a tema le domande “ultime” evitandoci, noi credenti, di saltare subito alle spiegazioni finali, per tornare ad affrontare la realtà in modo correttamente e sanamente “laico”.
Buon mercoledì,
donC
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