Martedì 1 luglio2025

Oggi non fatti, ma parole. Scusate.
Dopo giorni di montagna stupenda e compagnia aperta e dopo la celebrazione di un paio di Matrimoni mi sono trovato con in testa queste parole:

“O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Si tratta del salmo 8, moltissimi lo conosceranno a memoria, e in questi giorni mi ha fatto compagnia riprenderlo; per tre motivi.
Se guardo il tuo cielo, nei giorni passati a santa Caterina spesso ho guardato quell’azzurro intenso e continuo, senza nuvole, per scoprire che proprio quello è il mio compito: guardare; senza guardare non solo non c’è scoperta ma nemmeno prospettiva. Giorni e giorni senza guardare impediscono poi di vedere.
Ma davvero noi attribuiamo al guardare la parte che gli spetta nella nostra vita? Chi non guarda pensa che tutto possa stare dentro le spiegazioni e i pensieri racchiusi nella sua testa; e il cuore che desidera l’infinito, ma senza guardare, comincia a dubitare perché non vede altro infinito se non che ciò che ha dentro.
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi?, la questione che davvero emerge fin dal primo sguardo è quella della mia piccolezza di fronte ai doni che ci vengono fatti; tutto è dono e io lo accolgo, ma non posso non chiedermi il perché di tutto questo, e nel chiedermi questo non posso non riconoscere che non c’è alcun merito mio.
Chi ama così follemente un poveretto come me? Chi dona tutto sè stesso per uno sconosciuto traditore e peccatore?
Ma quella piccolezza è percepita davanti a un tu, per questo io non finisco nel nulla del mio bilancio. Dire “non valgo” davanti a chi ti abbraccia sa tanto di sciocchezza. Per fortuna.
L’hai fatto poco meno degli angeli, ho visto accadere davanti a me gesti e fatti di definitività che non potrebbero nemmeno essere pensati se non ci fosse in noi una natura “divina”, certo, dataci dal Battesimo, non nostra nel senso di fatta da noi. Ma che un uomo e una donna si dicano che è per sempre è davvero “roba” angelica.

Così oggi, un giorno come gli altri, non posso che aspettarmi che quel salmo riaccada, per poter dire di nuovo il mio “Sì” a colui che mi tende la mano.


dalla liturgia ambrosiana:

Un altro sabato il Signore Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Vangelo secondo Luca 6,6-11.

“Un altro sabato”, è un inizio della lettura del vangelo diverso dal solito, perché è direttamente Luca che riporta l’annotazione, questo intanto ci ricorda che Gesù era “tenuto d’occhio” e che lui agiva avendo in mente il bene delle persone e non quale giorno della settimana fosse. In questo modo Luca ci rivela che le “trasgressioni” della legge ebraica sul sabato non erano per nulla casuali, ma piuttosto decise con un intento decisamente provocatorio: lo scopo diretto era quello di mettere in discussione la legge in sè ma la sua interpretazione: perchè la volontà di Dio non va mai contro il bene dell’uomo.
Attenzione però il bene dell’uomo non lo decidiamo noi ma viene dal rapporto vivo e vero con Lui, se c’è un bene nella vita degli uomini è l’amicizia con Lui.

Così vediamo anche che l’odio verso Gesù nasce all’inizio della sua manifestazione pubblica, non viene dopo, e nasce perché non si può mai sopportare qualcuno che vive guardando un Altro e non sé, e quindi le logiche del mondo.

L’odio verso Gesù nasce dal suo avere una misura più grande di quelli che hanno il potere.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

Queste parole di don Giussani mi hanno molto colpito: sentirsi uomo non è fare cose eccelse, mirabolanti, è dare un senso alle cose, coglierne il loro significato e destino. E se devo essere sincero è proprio così: sperimenti un respiro più grande, uno sguardo più sereno, quando sei nella condizione di guardare alle persone e alle cose vedendo il “quadro” d’insieme.
C’è oggi un gran bisogno di stare alle cose per come sono, perché io per primo ho bisogno di essere guardato per come sono, per il mio destino.


Commenti

Una risposta a “Martedì 1 luglio2025”

  1. “…Dire “non valgo” davanti a chi ti abbraccia sa tanto di sciocchezza. Per fortuna…” Che bel cambio di prospettiva! Grazie don C.

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