Ho cominciato la giornata di ieri con una benedizione “mattutina” all’obitorio; e siccome non volevo arrivare impreparato, o meglio “incosciente”, sono andato in piazzale Gorini a piedi, un pò pregando e un pò preso dai miei pensieri.
Così sono arrivato con qualche minuto di anticipo sull’orario previsto, e arrivato, sono entrato nella sala adibita alla chiusura delle bare e per le benedizioni.
Per il figlio della defunta era importante che andassi perchè la mamma avesse “almeno una parola buona”, di Gesù mi è parso che non c’era nessun bisogno. Entrato nel salone mi sono trovato a tu per tu con la salma. Io e lei, che non conoscevo e non avevo mai visto.
“Altro che parole buone, tu hai bisogno di compagnia!”, ho pensato intravedendo dalle finestre le figure di alcuni familiari che aspettavano l’orario giusto per entrare.
E così, a quella vecchina solitaria ho affidato la mia giornata, i miei desideri e le mie preoccupazioni, “lei sarà presto in compagnia di Gesù e le raccomandate, almeno un tempo, erano il mezzo più veloce per mandare le lettere”, ho fatto in tempo a pensare, mentre entravano i familiari per la celebrazione.
Dopo dieci minuti entravo in un bar a fare colazione come si deve: avevo affidato la mia giornata a Gesù come faccio nella Messa. E ci avevo messo molto meno!
P.S. Vi chiedo di pregare per don Gianni nel giorno delle sue esequie, lui ha davvero dato la vita per la Chiesa e il movimento come credo pochi abbiano fatto. Lo guardo come un patriarca della nostra Compagnia: da lui è realmente nato un popolo e vedere quel popolo oggi sarà per lui una gioia e per noi un richiamo grande.
Alle 14,45 celebrerò in contemporanea il funerale di una persona cui portavo la Comunione e quindi non potrò essere a Brugherio come avrei voluto con tutto il cuore. Ma vivere il compito affidatomi sarà il mio modo per salutare don Gianni. Grazie!
dalla liturgia ambrosiana:
san Tommaso, apostolo
Tommaso, detto Didimo (“il gemello”), uno dei dodici apostoli di Gesù. Di lui si parla diffusamente in quattro episodi nel solo evangelo secondo Giovanni, mentre nei Sinottici compare solo nella lista del collegio apostolico, al settimo o all’ottavo posto.
L’episodio più noto e ricco di risonanza per la fede cristiana è l’incontro di Tommaso con Gesù risorto, nel Cenacolo, incontro attraverso il quale la sua domanda di verità si trasforma, alla visione delle piaghe sul corpo del Signore risorto, nella più alta professione di fede cristologica (Gv 20,26-29).
Secondo Eusebio di Cesarea evangelizzò la Persia, mentre una tradizione antichissima lo raffigura come evangelizzatore delle Indie; i cristiani del Malabar lo ritengono come il fondatore della loro Chiesa. Sempre secondo queste tradizioni, morì martire in India, per mano di un re locale.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Vangelo secondo Giovanni 20,24-29.
Cos’altro dire?
Quello di oggi è uno dei brani di vangelo che vanno solo letti e non commentati, perché di fronte a un fatto non si può che restare in silenzio e guardare.
Tommaso è l’uomo della strada, come me, uno che ha visto tutto eppure non sa credere se non in una presenza ora; quello che ha visto nella convivenza con Gesù non basta perché lui si lasci andare completamente a quell’amicizia. San Tommaso non coltiva il dubbio ma la domanda e la libertà del chiedere senza covare in sé nessun pregiudizio: obbedisce a quello. che vede e che tocca.
La nostra fede invece rischia di stare ferma a ciò che è accaduto, magari anni fa, come se la presenza di Gesù non fosse necessaria per dire sì oggi.
Credo che poi oggi si debba anche guardare a Tommaso, al suo cedere di schianto a Gesù.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
2. Una posizione vertiginosa
Ripeto: l’uomo, la vita razionale dell’uomo dovrebbe essere sospesa all’istante, sospesa in ogni istante a questo segno apparentemente così volubile, così casuale che sono le circostanze attraverso le quali l’ignoto “signore” mi trascina, mi provoca al suo disegno.
Potremmo forse accusare don Giussani di essere sentimentale? Potremmo dire che vivere l’istante è una riduzione della realtà a reattività?
Forse potremmo anche eppure ciò che si vede comparire da queste righe è una serietà verso la vita che non lascia spazio alle interpretazioni: l’istante e le circostanze sono il metodo di Dio per mostrarmi la mia strada e costruire la mia storia.
Buon giovedì,
donC
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