Ieri sera, mancava una mezz’ora a mezzanotte, mi apre la porta dello studio una ragazza che frequenta la Comunità dei minori non accompagnati, i ragazzi che stanno di fianco a casa mia, e mi chiede se posso aspettare un pò a salire perchè ha bisogno di caricare il cellulare, credevo mettesse il telefono in una presa del corridoio, in modo che io potessi continuare a preparare l’omelia della Messa di domenica, e invece mi si è piazzata in studio. Accomodata su una poltroncina ha cominciato dicendomi: “don, tra mezz’ora compio 17 anni!”.
Così per lei ho avuto solo una domanda: “sei contenta?”. Questo ha spalancato le dighe che probabilmente “voleva” rompere: “no” mi ha risposto subito, “tanto non cambia niente, resto quella che sono”, quaranta kg scarsi di ragazza con una determinazione che io non ho, hanno iniziato il racconto di una vita che ha già visto, fare e ricevere, tutto il male possibile.
Ma nel frattempo in lei è cresciuto il desiderio della felicità e della vita, pian piano emerge che la vecchia vita non le basta più.
Che dono grande poter assistere quotidianamente a fatti così grandi.
Sono salito in casa a mezzanotte e mezza, senza aver fatto quello che dovevo ma con la contentezza di chi ha detto sì a un Altro, colmo di gratitudine perchè il mio sì mi ha dato un nuovo desiderio di vita.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della II° settimana dopo il martirio del Precursore
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Vangelo secondo Luca 17, 22-25.
E quindi? Dovremmo semplicemente stare ad attendere che le cose accadano? Ma allora cosa significherebbe avere il desiderio di vedere i giorni del Figlio dell’uomo? Desiderare di vedere i giorni di Gesù è il desiderio di vederLo vincere sulla fatica della vita, sulla bruttura del mondo, sul male che spesso ci attanaglia affascinandoci. Ma questo significherebbe eliminare la fatica della fede: se Gesù vince, e si mostra vincitore, saremmo costretti a dire il nostro sì senza esitazione. Diremmo sì perchè sarebbe impossibile dire di no.
Invece la vittoria di Cristo, che non è in dubbio, viene improvvisa come la folgore, come una scarica di energia che entra nella terra e nel farlo illumina tutto di nuova luce.
Ma la folgore non sai nè dove cade, nè quando. I segni del cielo ti dicono che potrebbe arrivare ma nulla più. Aspetti.
Abbiamo bisogno di vedere il nero del cielo per cominciare ad attendere e abbiamo bisogno di chiedere che il nero si trasformi in luce immensa per poter vedere la vittoria della luce sulle tenebre.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 15
L’ipotesi della rivelazione: Condizioni della sua accettabilità
Vorrei aggiungere che a questa caduta soggiace anche colui che fissa il mistero come mistero, ma poi stabilisce la strada a esso: fissare la strada è come identificare il termine ultimo.
Siamo senza scuse. Quanto spesso la strada a Gesù siamo noi a farla, quanto spesso decidiamo noi che cosa ci occorre per dire sì a Cristo, per seguirLo. Così pretendiamo di seguirLo seguendo noi stessi mentre seguire il nostro cuore lascia in balia della realtà, perché compaia e si sveli il Mistero.
Buon venerdì,
donC
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