La mattina del 13 giugno 1987 mi sono alzato presto, ho messo il vestito bello che mi aveva preso la mia mamma, e, non riuscendo a stare in casa mi sono incamminato verso il luogo dove ero più in pace: l’oratorio. Quello di casa evidentemente.
Quella mattina avrei celebrato la mia prima Messa; per questo avevo bisogno di un posto come la chiesetta dell’oratorio dove stare un pochino in silenzio.
Arrivato in cortile vedo una Panda nuova, parcheggiata e impacchettata, senza targa, e mi chiedo chi sia stato così stupido da mettere una macchia nuova nel cortile dei ragazzi. Poi continuando a pensare ai fatti miei salgo a pregare.
Avrei scoperto al pranzo che era il regalo degli amici.
Mi è tornata in mente questa cosa ieri; pensavo a quanti km ho percorso in questi anni da prete, e poi a come fossi fuori dalla realtà a ventitre anni: non avevo nemmeno considerato che forse per il ministero avrei avuto bisogno di un’automobile.
Due considerazioni: vivere intensamente la vita mi ha portato sempre a vedere la Provvidenza che mi tracciava davanti la strada, e, secondo, che avere chi ti vuol bene ti permette di essere anche un pò incosciente, come un bimbo che sa di avere un padre e una madre.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della III° settimana dopo il martirio del Precursore
Memoria di sant’ Eustorgio I°, vescovo
Eustorgio fu il nono vescovo di Milano ed è ricordato da sant’Atanasio d’Alessandria e da sant’Ambrogio come il più fermo avversario dell’eresia ariana. Non sappiamo se Eustorgio partecipò ai due Concili che si tennero a Milano nel 345 e 347, che si caratterizzarono appunto per la loro azione antiariana, perché non conosciamo il periodo del suo episcopato. Si sa per certo che nel 343 fu Protasio a partecipare al Concilio di Sardica, come vescovo di Milano, e Protasio morì prima del 355, anno in cui venne esiliato il suo immediato successore Dionigi. Eustorgio appartiene al gruppo dei quattro vescovi milanesi – Eustorgio, Dionigi, Ambrogio, Simpliciano – che furono subito venerati nel culto pubblico. È a lui che viene attribuita la costruzione della basilica a cinque navate, nota poi come Chiesa di santa Tecla, ricordata da sant’Ambrogio come basilica “nova” .
Altre notizie su sant’Eustorgio non ci sono pervenute. Una leggenda, pare del secolo XI, narra che dopo essere stato eletto vescovo, si recò a Costantinopoli dall’Imperatore per ottenerne l’approvazione. Insieme al consenso, ebbe in dono un enorme sarcofago contenente i corpi dei Magi. Tornato a Milano, collocò l’arca marmorea nella basilica da lui fatta costruire presso il luogo del fonte battesimale della primitiva comunità cristiana (zona di porta Ticinese).
Le reliquie dei Magi, dopo la distruzione di Milano nel 1162, furono traslate a Colonia da Rinaldo, vescovo di quella città. Secondo la tradizione, sant’Eustorgio morì il 18 settembre di un anno imprecisato e fu sepolto nella basilica che ancora oggi porta il suo nome
In quel tempo. Un notabile interrogò il Signore Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre”». Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
Vangelo secondo Luca 18, 18-23.
Innanzitutto tanto di cappello a un uomo che chiede la vita eterna; io avrei chiesto altro: la pienezza, la fedeltà, la compagnia, … Chiedere la vita eterna è cercare la cosa ultima, la più grande, ed è tipico di uno che ha scelto di non accontentarsi.
Ed è uno che non ha nemmeno soggezione di Gesù, non perché strafottente ma perchè è così chiaro che cerca la cosa più bella e vera per lui che non teme di essere insistente.
Così accade che Gesù mette in risalto che se vuoi tutto devi essere pronto a dare tutto; e qui le cose si complicano molto: dare tutto è qualcosa di definitivo da cui scegli di non allontanarti più perchè ci metti te stesso.
In questo senso si capisce il perché Luca metta in evidenza che si tratti di un notabile: un giovane potrebbe essere mosso dall’impeto dell’età mentre un notabile osa chiedere tutto solo se percepisce che in gioco c’è davvero un guadagno: la vita eterna. La richiesta del notabile è frutto della ragione ma questo non toglie la richiesta di Gesù: dai tutto e avrai tutto.
C’è qualcuno che desidera la vita eterna?

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 15
L’ipotesi della rivelazione: Condizioni della sua accettabilità
Questa è l’ipotesi eccezionale, questa è la rivelazione in senso stretto: lo svelarsi del mistero attraverso un fattore della storia col quale, nel caso del cristianesimo, si identifica.
Pensate che grande miracolo: se il mistero si identifica in un fattore della storia significa che l’infinito passa nel finito, che il limitato può contenere l’illimitato, “il tutto nel frammento” è una affermazione sintetica del grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar.
Questo risulta evidente quando si ama: tutto passa dentro il limite del nostro cuore e abbraccia tutto il mondo.
Solo che nell’esperienza cristiana questo “passare” questo riempire è addirittura identificazione: il pane che spezziamo a Messa è davvero il corpo di Gesù!
Buona giornata,
donC
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