Ero uscito per portare la Comunione a una malata, ma non avevo in mente che avrei potuto non tornare. E se avessi avuto questa preoccupazione sarebbe stato profondamente sbagliato.
A cavallo dell’acquazzone di ieri pomeriggio ho scelto di portare Gesù a una donna a cui avevo detto che sarei andato proprio a quell’orario, così, armato di buona volontà e di un ombrello troppo piccolo per garantirmi di andare e tornare asciutto, mi sono incamminato.
Quello che è accaduto è proprio un’inezia: attraversavo sulle strisce pedonali e un signore in macchina si è distratto proprio nel momento in cui avrebbe dovuto frenare, così, con una sterzata davvero brusca, si è fermato poco oltre me, al mio fianco.
Io non ho nemmeno avuto il tempo di spaventarmi o di rendermi conto, per cui, dopo aver ricevuto tutte le scuse del mondo dal povero autista me ne sono andato tranquillo per la mia strada.
E’ stato questa mattina, alzandomi, che mi sono detto: “potevi non esserci”. E subito ho aggiunto: “ma ci sei”.
Alzarsi e cominciare è scontato, magari anche un pò triste e sonnolento, ma è il più bel dono di questa giornata che inizia. Come lumache ci portiamo dietro tutto ma mettere la testa fuori e ricominciare a muoverci è davvero l’inizio.
“Ti adoro mio Dio, e ti amo con tutto il cuore.
Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte.
Ti offro le azioni della giornata:
fà che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria.
Preservami dal peccato e da ogni male.
La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari.
Amen“.
dalla liturgia ambrosiana:
Sant’ Anatalo e tutti i santi vescovi milanesi
In questo giorno, dedicato fin da epoca antica alla memoria di sant’Anàtalo (metà II sec.), che è il primo nome a comparire nella lista dei vescovi di Milano, la Chiesa ambrosiana raccoglie la memoria ed esprime in una sola celebrazione la venerazione per i trentadue santi pastori (scelti tra i primi quarantaquattro) che l’hanno nutrita e guidata nei primi secoli della sua storia, dalle origini fino al vescovo Natale (metà VIII sec.), sepolto nella chiesa di S. Giorgio in palazzo che egli stesso aveva edificato.
Tra essi, solo quattro: Eustorgio, Dionigi, Ambrogio, Simpliciano, sono venerati separatamente. La comunità ecclesiale ambrosiana esprime così la sua gratitudine al Signore Gesù per la speciale provvidenza di cui è stata oggetto nei suoi inizi, certa di essere aiutata, attraverso i secoli, dall’intercessione presso Dio dei suoi primi vescovi.
Anàtalo, protovescovo di Milano, secondo un’antica tradizione era discepolo di Simon Pietro e da lui fu inviato a reggere la Chiesa milanese. Secondo un’altra tradizione fu compagno di evangelizzazione di san Barnaba, e da lui venne costituito vescovo di Milano e di Brescia. Suoi successori immediati, sono: Caio, Castriziano, Calimero, Mona, Mirocle, Materno e Protaso.
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Vangelo secondo Matteo 7, 24-27.
In questi giorni di acquazzoni sapere di aver costruito sulla roccia potrebbe dare una sicurezza e un pochino di serenità in più. Ma oggi ormai ci si deve fidare di chi costruisce per noi.
E’ solo della nostra stessa vita che ci dobbiamo preoccupare sia salda sulla roccia. Immediatamente questo ci fa pensare a Gesù, alla saldezza dell’incontro che ci ha preso la vita. Ma siamo sicuri che questo sia tutto ciò che serve per stare al sicuro dal maltempo della vita?
In realtà Gesù non si pone come roccia ma ci dice che è come roccia il costruire sull’ascolto e sull’obbedienza a ciò che si ascolta. Ma noi facciamo quel pochino di silenzio che può permetterci di ascoltare la sua parola? O pensiamo di essere già a conoscenza della realtà e quindi non bisognosi di ascoltare?
Quando invece di ascoltare Lui ascoltiamo noi stessi, allora la nostra fede si edifica sulla sabbia di una fedeltà che è sempre sottoposta alle circostanze della vita.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 15
L’ipotesi della rivelazione: Condizioni della sua accettabilità
Ma nello stesso tempo rimane il mistero, rimane più profondo: Dio è padre, ma è padre come nessun altro è padre. Il termine rivelato porta il mistero più dentro di te, più vicino alla tua carne e alle tue ossa, e lo senti veramente familiare come per un figlio.
Questo chiarimento del termine mistero utilizzando la comune esperienza della parola “padre” è certamente un altro esempio del fatto che il carisma dato a don Giussani non è semplicemente una questione di intelligenza, è un dono gratuito e grande che serve a rendere maggiormente chiara la vita intera, e un dono così può solo fartelo Colui che la vita la dona ad ogni istante.
Allo stesso tempo è grandioso il fatto che parlando del padre si percepisca come il mistero sia amico, dentro di noi come lo sono gli organi che ci fanno vivere.
Buon giovedì,
donC
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