Mercoledì 1 ottobre 2025

Ieri sera, conoscendo le mie pubbliche aspirazioni, un’amica mi ha mandato un video su un prete eremita che da solo si è “sistemato” un intero villaggio e ha fatto mille altre cose.
E quindi come non rubare altri 25 minuti al sonno, cedendo alla curiosità di vederlo?
Al termine del video ho solo pensato: “non è ciò che io desidero per me”.

Amo la vita che in questi anni mi è stato chiesto di vivere: stare con i ragazzi è davvero un grosso regalo.
Amo la possibilità di poter vedere e incontrare tanta vita e bellezza intorno a me.
Amo poter avere una connessione che mi aiuti a dare risposta anche alle domande più banali.
E il silenzio puoi anche trovarlo nel vagone della metro durante le ore di punta, perchè il silenzio che cerco non è una semplice assenza di rumori.

Volere l’eremo è per me desiderare di poter restare sempre con l’Amore della vita, è come voler vivere la condizione di perenne innamorato. Non ho bisogno di null’altro se non dello spazio che serve per contemplare la bellezza più grande, senza mai dover correre il pericolo di allontanarsi.

Per cos’altro vale la pena stare al mondo?

Sono andato a dormire più certo di cosa voglio; e mi spiace per l’amica che vorrebbe farmi cambiare idea.


dalla liturgia ambrosiana:

Nasce ad Alençon (Francia) il 2 gennaio 1873, e a quattro anni, dopo la morte della mamma, si stabilisce con la famiglia a Lisieux, nella casa dei Buissonnets. Avverte presto la chiamata alla vita religiosa, e a soli 15 anni, nel 1888, entra nel Carmelo di Lisieux, dove già vivevano due sorelle. Nel 1895 si offre come “vittima di olocausto all’amore misericordioso di Dio”, avendo compreso che solo l’amore può salvare il mondo. Questa sarà infatti la sua vocazione: “Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”. Teresa resterà fedele all’impegno di amare fino alla morte, avvenuta quando aveva solo 24 anni, il 30 settembre 1897, nella sofferenza fisica e nel buio spirituale, sedendo, come scrisse lei stessa, “alla tavola dei peccatori”.
L’interesse che ha suscitato il messaggio teologico della sua spiritualità – “la piccola via” – racchiuso nell’autobiografica Storia di un’anima, le è valso, nel 1997, il riconoscimento di dottore della Chiesa per la solidità della sua dottrina, profondamente evangelica ed ecclesiale. Per Teresa di Gesù Bambino “la santità (cioè la vita cristiana) non sta in questa o in quella pratica, ma consiste in una disposizione del cuore che ci rende umili e piccoli nelle braccia di Dio, coscienti della nostra debolezza e fiduciosi fino all’audacia nella sua bontà di Padre ”.
E’ patrona, con Francesco Saverio, delle Missioni e, con Giovanna d’Arco, patrona secondaria della Francia.

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Vangelo secondo Luca 20, 27-40.

Per Mosè il bene della vita dell’uomo è la sua discendenza e, fedele a questo bene, ritiene che il matrimonio sia solo il mezzo per questo. A questo scopo il valore dello sposarsi è in funzione di quel valore e può essere modificato e cambiato a secondo delle necessità.
Per Gesù il compimento della vita è la Comunione con il Padre e per vivere in pienezza quella Comunione non c’è bisogno di altri legami. Se la Comunione è frutto di quella tensione per Gesù si mettono le premesse di rapporti più pieni e duraturi, e in questo senso stabili e definitivi, vivere dentro il rapporto con il Padre è essere nella garanzia di un per sempre.

In secondo luogo mi pare vada notato che Gesù conosce e “utilizza” la Scrittura con intelligenza e passione, interpretandola in modo originale e non strumentale; chiediamo che si possa imparare a gustare la parola di Dio come uno strumento quotidiano utile per imparare a guardare dentro tutte le situazioni della vita.


Cominciamo con oggi la ripresa delle parole dette alla giornata di inizio anno degli adulti di CL, dal martedì al venerdì lavoreremo su questo testo.

La “scoperta viva, concreta, incarnata” è un principio di domanda e di curiosità rispetto a tutto, un principio di lavoro che apre e che stupisce la vita intera: come oggi il dono di Cristo mi viene incontro?
Invece il pericolo è sempre quello di finire a cercare i segni del carisma dove abbiamo deciso che possiamo aspettarceli; così la vita scorre ordinata ma senza mai il sobbalzo di chi vede lo spuntare di una cosa nuova anche dove non lo immaginavi.
“Io ti cerco in tutte le case, a tutti parlo di te, …”


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