In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Vangelo secondo Matteo ( 10,40-42. )
1. ” Chi accoglie voi accoglie me “
Ci sono due cose da riprendere insieme per suscitare una preghiera comune: il verbo accogliere è la prima sottolineatura.
Accogliere. Una parola tanto bella e utilizzata, di moda, quanto dura da prendere sul serio, credo si tratti di una delle parole più difficili per la vita di chi vuole seguire Gesù, è davvero duro accogliere le persone e le situazioni come Gesù ci chiede.
Accogliere è il verbo della inclusione, è l’idea del fare spazio all’altro, a un fatto che non hai previsto o scelto. Ed è un fare spazio pieno di conoscenza: sai bene chi sia l’altro e come sia.
Noi, nelle diverse circostanze della vita, siamo abituati a prendere ciò che ci serve o, se volete, ciò che ci pare giusto. Gesù ci chiede di obbedire a chi ci è dato e questo mi pare la traduzione più vera del dare la vita
Accogliere è dare tutto.
Ma come ci si arriva?
– Comportandoci come la vedova di Sarepta di Sidone con Elia: si fida delle parole e della richiesta del profeta Elia. Lei non confida in sè, nelle sue forze.
– Questo concetto è come ribadito nella lettera agli Ebrei: “accontentatevi di quello che avete”. Perché chi ritiene che per vivere basti quello che c’è, che è dato, allora non ha problemi con la fatica dell’accoglienza.
2. ” Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta ”
E’ la rappresentazione plastica del passaggio voi-me. Come è possibile che abbracciando un altro uomo si abbracci Cristo? Semplicemente perchè quando abbracci una persona per quello che è abbracci chi quella persona l’ha voluta e posta sul tuo cammino.
il problema vero è che spesso l’altro noi lo accogliamo per quello che vogliamo vedere di lui e non per quello che è. Accogliamo ciò che a noi pare evidenza ma senza soffermarci a chiedere chi sia in realtà. Così finiamo con l’accogliere chi ci piace.
3. ” perché è un discepolo “
Nel gesto dell’accogliere c’è uno spazio speciale per coloro che sono discepoli; perché questa preferenza?
Perché il discepolo non è altro che un segno, il segno della vita data a un Altro, e, per questo richiamo, a chi ci dona la vita stessa.
Così anche un gesto piccolo, di gentilezza, come un bicchiere d’acqua è un gesto fatto a Gesù.

La parabola del buon Samaritano, Domenico Fetti, 1620, Gallerie Accademia, Venezia.
Preferisco sempre le rappresentazioni del buon samaritano dove tra il soccorso e il soccorritore c’è un contatto vero, reale. Non si può fare compagnia a una persona, tanto più se bisognosa, senza mettere in gioco la carne, oltre che il cuore.
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