Ieri mattina, alla Messa delle otto, ho rivisto i volti di coloro che sono “assidui” a quella celebrazione; sembra banale, ma la cosa mi ha messo in pace. Dopo tutto il turbinio luccicoso delle feste ecco tornare la normalità, quella monotonia che segna il passo di chi affronta la salita cosciente che non sarà né breve né facile; ma, anche nella salita più ardua, l’essere insieme è di grandissimo aiuto. E non per il sentimento banal-proverbiale legato al “mal comune mezzo gaudio” ma piuttosto per la coscienza chiara che lo scopo del salire è vedere quel volto che ci ha preso e cambiato.
Orami da tempo mi è chiaro che la Compagnia vera è quella di coloro che si aiutano e sostengono nella memoria di Cristo, non c’è bisogno di null’altro che di una serietà nella vita della fede perché poi si possa incominciare ad amare davvero il volto di coloro che ci sono dati.
E’ Lui che ci ha amati per primo e la nostra risposta a quell’amore è la sola via per abbracciare tutto. Anche il ripartire, che per questo si fa pieno di gioia. Lo pensavo ieri mentre un amico mi raccontava del suo recente viaggio di nozze: “non capivo perché ce ne fosse bisogno, poi dopo la festa e le mille cose del matrimonio, ho avuto bisogno che ci guardassimo in faccia.
In fondo la Messa è come un viaggio di nozze!
dalla liturgia ambrosiana:
II° feria dopo l’EPIFANIA
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Vangelo secondo Matteo 25,1-13
“Andategli incontro!”. Per fare festa occorre muoversi. Può sembrare strano o innaturale ma la cosa è davvero importante: le vergini, tutte, hanno chiaro che lo Sposo va atteso e a questo tutte si attengono. In fondo tutti aspettano lo Sposo, anche inconsapevolmente. Quello che invece non è scontato è che l’aspettare chieda un movimento, una scelta, e anche una tensione (preparazione).
Per questo l’olio di riserva non si può condividere: la preparazione all’incontro con Cristo è proprio solo di ciascuno, non si può donare, neppure volendo! E proprio per questo occorre che ciascuno di noi abbia la scorta di disponibilità ai tempi di Dio.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 10
Come si destano le domande ultime: itinerario del senso religioso
«Dato», participio passato, implica qualcosa che «dia». La parola che traduce in termini totalmente umani il vocabolo «dato», e quindi il primo contenuto dell’impatto con la realtà, è la parola dono.
Pensate che cambio di vita sarebbe il vivere con la coscienza che tutto è dono! Spesso penso che la nostra fatica più grande, il nostro peccato supremo, sia nel vivere con la presunzione continua di vivere qualcosa di nostro e non di dato.
Dicendo “tutto è dono” guarderemmo tutto con la letizia di chi si scopre sempre oggetto di un amore che non solo mi ha generato ma che sta accadendo ora. Questo spalancherebbe a una concezione della vita lieta e positiva, anche dentro la fatica più grande.
E che sorriso mi si spalanca in volto pensando che anche gli scientisti più accaniti parlano, come se non avesse conseguenze, dei “dati”.
Buon mercoledì,
donC
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