Giovedì 2 ottobre 2025

Che festa sia!
Se gli angeli sono come i puttini ,tanto spesso rappresentati nell’arte, specie barocca, allora credo sia immaginabile percepire la festa di oggi come una cosa che non ha nulla a che fare con noi. Ma se pensiamo a tutti gli “angeli” che accompagnano la nostra quotidianità, allora oggi è il gran giorno per dire “grazie!” a chi ce li dona.
Perchè la festa non è agli angeli, ma a chi ha pensato di non lasciarci soli dentro il mare grande della vita: che cura incredibile ha il buon Dio per noi, ci affida a una compagnia che ci sostiene e ci corregge.

In questo devo ammettere che l’intera giornata è concepita come un accompagnarmi dentro il cuore del mio cuore; ci sono mille e mille segni, angeli, che mi mostrano un amore che prende forma davanti a me e che mi richiama al grande Amore, che mi cerca e desidera sempre.

Ieri mattina entrando in chiesa mi sono accorto che, qualcuno dei neo laureati del giorno prima, aveva lasciato ai piedi della statua della Madonna la sua corona di alloro.
La cosa mi ha commosso non solo perché è la prima volta che vedo questa cosa ma, soprattutto, perché racconta la coscienza che la nostra gloria, il nostro successo, non è frutto solo di noi, delle nostre fatiche e dei nostri sforzi; c’è sempre Qualcuno che ci accompagna.
E io spesso nemmeno ci faccio caso.


dalla liturgia ambrosiana:

Una festa particolare, dedicata agli Angeli custodi, si diffuse prima in Spagna nel 1400 – quando a Valencia si istituì una festa per l’angelo protettore della città – e nel secolo successivo in Portogallo. Nel calendario romano fu introdotta nel 1615, e nel 1670 papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre. Ma la devozione agli angeli è molto antica, più antica di quella dei santi, ed ebbe particolare sviluppo nel Medioevo. Nella storia della salvezza, Dio affida agli angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi fedeli (Sal 90,11-13) e tutto il popolo eletto (Es 23,20-23); Pietro in carcere viene liberato dal suo angelo (At 12,7-11.15) e Gesù, a difesa dei piccoli, dice che “i loro angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei cieli” (Mt 18,10).
Nella sua misteriosa provvidenza, Dio manda dal cielo i suoi angeli a custodia e protezione dell’uomo, così che nel cammino della vita sia sempre sorretto dal loro aiuto (cfr. colletta propria). Se gli angeli circondano in modo particolare il Verbo incarnato (Gv 1,51), noi possiamo celebrare le grandi feste liturgiche insieme con loro: essi stanno presso la culla e presso la tomba di Gesù, presenti alla sua nascita e alla sua risurrezione. Nella contemplazione del volto di Dio in cielo e nella celebrazione dei misteri liturgici sulla terra essi vedono i decreti della bontà di Dio su di noi e ne sono custodi.

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”? Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?».

Vangelo secondo Luca 20, 41-44.

Con queste parole mi pare che si apra un’altra questione: stare con Gesù non è solo un seguire, è anche un pensare, un fare riflessioni e dare giudizi: la domanda che pone ai giudei è un esempio grande del fatto che a Gesù interessa il nostro sì, a patto che sia carico di ragioni.
Spesso la vita ci pone davanti il suo essere mistero: un bene grande donato a poveretti che non sanno essere all’altezza del dono, un amore che va molto oltre la nostra capacità di amare, la forza di guardare la vita e le sue prove con il cuore in pace, …
Cercare di dare spiegazioni e di capire al meglio le cose è davvero una grande responsabilità, è la condizione per vivere pienamente la fede senza ridurla a un gesto di rassegnazione. Avere e fare domande dovrebbe essere normale, mentre noi viviamo queste cose come se fossero un di meno nel nostro fidarci.
Chiediamo una fede carica di ragioni. E di ragione.


Camu sta riferendo delle parole di papa Leone, pronunciate durante il giubileo dei movimenti e delle nuove comunità, parole che possono essere molto significative nel corso di una verifica del cammino che ciascuno è chiamato a compiere: è cresciuto in me il desiderio dell’incontro con Cristo?
Spesso ci soffermiamo a valutare le crescite e i passi ma ciò che il Papa ci indica sta dentro ciascuno di noi. Forse non dobbiamo metterlo fra parentesi, come se fosse un elemento tra gli altri, tra quelli che si vedono e che si possono misurare.


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