In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Vangelo secondo Giovanni ( 6,37-40. )
- ” Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me “
Credo si debba riconoscere che questo è il senso del nostro ricordare i defunti: non una nostalgia o un ricordo ma la gratitudine e la domanda che davvero tutti i nostri defunti siano nell’abbraccio di Cristo.
Con la coscienza grata del fatto che Gesù stesso ricorda che il suo compito è che nessuno vada perso da questo abbraccio finale.
Qual è però il nesso tra il ricordo dei defunti e la nostra vita? Cosa porta questo ricordo alla giornata di domani e ai prossimi giorni? Alla nostra fede?
Credere nel destino buono di coloro che ci hanno preceduti ci costringe a chiederci che cosa vede Gesù per salvarli, con tutti i limiti e peccati che anche noi abbiamo?
Che cosa ci donano i nostri defunti?
2. Quello che è certo quindi è che oggi non può essere solo giorno di nostalgia o di tristezza, oggi è giorno di ringraziamento, di festa. E lo è perché i nostri defunti sono la nostra storia, e anche l’origine della nostra amicizia con Cristo.
Se non ci fossero la vita, e la fede, di quelli che ci hanno preceduto, noi non saremmo qui e forse nemmeno saremmo al mondo.
3. I nostri defunti, con la loro vita, ci hanno mostrato la verità di ciò che crediamo.
Spesso poggiamo le nostre certezze su di noi, sulle nostre esperienze, ma in principio c’è stato il fidarsi di qualcuno.
I nostri defunti sono da ringraziare perché “prova storica” della fede.
4. Anche le fatiche e i dolori di chi ci ha preceduto sono dati per un insegnamento: possiamo imparare da loro a stare dentro la vita perchè guardandoli possiamo seguirli e imitarli. La fatica e la conversione vissute sono un segno di verità e bellezza anche per noi. Che non ci accada di essere definiti dalla fatica.
Duccio di Buoninsegna, Discesa nel Limbo, 1308-11, Museo dell’Opera del Duomo, Siena.

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