Il problema dell’intelligenza è il cuore.
Per andarci ho fatto la mia discreta fatica; ormai da un pò ho dei dolori a un ginocchio e anche il camminare mi è fastidioso. Ma ho scelto di esserci comunque.
Ieri sera infatti era previsto l’incontro della Pastorale Universitaria della città, incontro che ruotava attorno al tema dell’intelligenza artificiale. Momento, devo confessare, molto utile e bello, occasione di una riflessione che non è stata affatto banale. Anche il Vescovo Mario ha detto la sua in modo semplice e “battezzato”, come ci si aspetta che faccia un Vescovo.
La conoscenza di quello che, in moltissimi campi dell’attività umana, sarà il passo del futuro, mi ha affascinato e arricchito.
Poi, riflettendo sulle parole ascoltate, mentre camminavo, solo soletto in via Quadronno-direzione Metro, ho alzato la testa quasi per caso e l’ho vista. Una luna piena stupenda, che stava lì, a fissare il mio cammino.
Come ho scoperto poi, non era una mia sensazione quella che ho visto era una super luna, perché particolarmente vicina alla terra e quindi visibilmente più grande del solito, il 7% diceva la mia fonte.
Quello sguardo è stato come una carezza in viso, mi sono sentito davvero amato e preferito.
L’intelligenza artificiale conosce per approssimazione, il cuore umano cerca la verità della vita, e non la trova se non quando riconosce una corrispondenza. Nessuna intelligenza sarà mai vera senza un cuore.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della II° domenica dopo la Dedicazione
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Vangelo secondo Giovanni 8, 28-30.
Davvero è così: quando ti accorgi che “hai fatto fuori” Gesù dalla tua vita allora ti rendi conto di chi sia davvero Lui per te. Ti assale un disagio e una inquietudine che sono davvero lo strumento più chiaro per riconoscere quale sia il tuo vero bisogno.
Allora ri-cominci a chiedere che tutto torni come prima, che quella presenza torni ad essere l’evidenza della vita.
Accorgersi della nostra umanità ferita e dimentica è il primo modo per tornare a cercare Cristo, per scoprire che cosa Lui porti davvero alla nostra vita. Accorgersi del nostro limite e del grido che fa il nostro cuore è il primo passo della fede.
Scuola di Comunità 2025/2026

«Cristo, nuovo principio
di conoscenza e di azione»
Qui potete trovare il testo della Giornata di inizio anno:
https://www.clonline.org/it/pubblicazioni/libretti/giornata-inizio-anno-2025
Era questo il senso dell’espressione che ho usato in una recente intervista: «Il giorno che smetteremo di giudicare vorrà dire che avremo perso la fede». Significa che avremo smarrito quella concezione della fede che ci è stata consegnata nell’incontro con il carisma donato a Giussani:
una fede che c’entra con tutta la vita e la giudica, la illumina in modo nuovo.
Credo corrisponda a quello che cantiamo insieme abbastanza spesso, usando le parole di C.Chieffo: “sento la vita che mi scoppia dentro il cuore”. Quando la vita non c’è dentro il cuore esiste solo la tranquillità della vita borghese, l’ordine dell’uomo che si fa da sé, la fede del cristiano tiepido.
Se la fede non diviene giudizio la fede si perde dietro noi stessi e il nostro sì a Gesù, all’incontro che abbiamo fatto, è solo adesione a qualcosa che ci piace.
Buona giornata,
donC

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