Credo di avere scoperto quale sia il mio vero carisma, il dono che il buon Dio mi ha dato per essere utile alla edificazione del mondo e della Chiesa, oltre che, sopratutto, di me stesso: io so ghostare come nessun altro.
Si tratta del particolare dono per cui a un certo punto “sparisco”, tu puoi cercarmi al telefono, con messaggi e mail ma io non ci sono più, sono “sparito”, mi sono “spettralizzato”.
C’è gente che ormai comincia ad avere il dubbio non solo di avermi conosciuto ma anche solo incontrato, ci sono coppie di sposi che hanno dubbi sulla mia presenza al loro matrimonio, ragazzi che mettono in dubbio di aver mai mangiato con me. Loro sono sanamente fedeli a quello che è stato insegnato: è vero perchè c’è, accade ora.
Questo mio carisma è utile al mondo perché così continua a credere che può andare avanti bene anche senza di me. C’è bisogno che il mondo lo creda perché così può continuare a fingere di credere in sé stesso.
Credo che il mio dono sia utile alla Chiesa perché in questo modo nessuno può permettersi di appoggiarsi a me, chi mi incontra sa che, prima o poi, sparisco, e quindi che con me si deve stare in guardia per non perdere l’appoggio e cadere. D’altra parte che peso uno che c’è sempre, rischia di non far mai crescere e le persone!
Infine, e soprattutto, essere uno che “ghosta” è utile a me: il dovermi continuamente scusare è un grande aiuto per mantenermi cosciente della mia reale piccolezza e infedeltà e insieme mi permette di tornare a dirmi chi vorrei e dovrei essere.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì dell’ultima
settimana dell’anno
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Vangelo secondo Matteo 25, 31-46.
Abbiamo letto questo vangelo la scorsa domenica.
Lo dico perchè al post di domenica trovate una riflessione più articolata, qui mi limito a dare spunti per iniziare la giornata.
“E se ne andranno: questi al supplizio eterno , i giusti invece alla vita eterna”, siamo sempre indotti a considerare il “giudizio” e la pena, o il premio, come qualcosa a cui siamo condotti mentre qui ci viene detto che alla pena o alla vita eterna ci si va da soli. Come se un condannato si portasse in prigione!
Cosa significa quel “se ne andranno” se non che il luogo dove si è diretti è già in noi, è già la nostra vita?
Pensate che dramma sarebbe amare Gesù e vedersi allontanati dalla Sua compagnia, cacciati perché non abbiamo avuto la libertà e il coraggio di vivere come Lui.
La forza di questa frase finale credo sia la vera paura da avere quando facciamo fatica a dare la vita per gli altri e tratteniamo la mano che dovrebbe porgere.
Scuola di Comunità 2025/2026

«Cristo, nuovo principio
di conoscenza e di azione»
Qui potete trovare il testo della Giornata di inizio anno:
https://www.clonline.org/it/pubblicazioni/libretti/giornata-inizio-anno-2025
Ora, il «giudizio comunionale» indica non solo e non sempre il risultato finale – questo può dipendere dalle circostanze e dall’opinabilità dell’argomento, evidentemente –, ma anche e prima di tutto la genesi del giudizio e il percorso per arrivarci, come espressione della ricerca del giudizio della fede.
Questa sottolineatura di Prosperi mi pare importante per non finire con il ritenere il giudizio comunionale come una fonte di certezze da applicare: è la genesi di un giudizio; potremmo dire che la Comunione è l’humus dentro cui sorge la pianta del giudizio. Questo è tutto ciò che si può fare perché la pianta della nostra vita e della nostra responsabilità cresca sana e forte: vivere una Comunione che sia reale e continuo richiamo a Cristo, altrimenti ci serviranno dei momenti formali di giudizio, come se fossero dei tribunali.
Buon venerdì,
donC

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