“Verso l’alto!”.
E’ una delle frasi di Pier Giorgio Frassati che ho riletto spesso nei giorni scorsi; stavo lavorando sui testi di papa Leone in cui racconta della sua idea di educazione, e quella frase mi è parsa per lui come una sorta di mantra, offerto a chi vuole capire cosa significhi educare.
Ogni volta in cui mi è capitato di leggere quella frase, come un invito a osare e a buttarsi nell’avventura della vita, ogni volta, mi sono venute in testa due cose, diverse e complementari: da una parte la lucidità di comprendere che questo invito, rivolto ad un adulto, non è affatto scontato; più facile vivere cercando la stabilità, la tranquillità.
Secondo: magari sciocco, subito mi veniva di notare che l’andare in alto, almeno per ora, mi è precluso; pensando alle montagne mi sono trovato immerso in una nostalgia grande e nello stesso tempo mi sono riconosciuto desideroso come non lo sono mai stato. Desideroso di una pienezza che va ben oltre la possibilità di andare in montagna. Tra me e me pensavo che si può andare verso l’alto anche scendendo i gradini!
Abbiamo bisogno di guardare alla vita come una continua salita: salire è la via per quella pienezza che abbiamo nel cuore e che si chiama nostalgia di casa. Della casa vera.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì
della IV° settimana di Avvento
La mattina dopo, mentre rientrava in città, il Signore Gesù ebbe fame. Vedendo un albero di fichi lungo la strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Mai più in eterno nasca un frutto da te!». E subito il fico seccò. Vedendo ciò, i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai l’albero di fichi è seccato in un istante?». Rispose loro Gesù: «In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se direte a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, ciò avverrà. E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete».
Vangelo secondo Matteo 21,18-22.
“Se avrete fede e non dubiterete”, Gesù ci chiede la certezza e non la fede intesa come fiducia. Abbiamo bisogno di poterci paragonare con questa idea di fede perchè spesso ho il sospetto che per noi sia una specie di “indicazione” sulla vita e non, invece, il criterio per rapportarsi con tutto.
Il punto non è quindi quello di spostare i monti nel mare, quello è un esempio per dire cosa potrebbe fare la fede, il punto vero è spostare la montagna della nostra presunzione per imparare a dipendere in tutto dal rapporto con Cristo.
Quell’albero seccato alle radici racconta che la potenza della fede può davvero compiere tutto. Mentre la vita senza obbedire alla volontà di Cristo è davvero secca come un albero morto.
Scuola di Comunità 2025/2026
Luigi GIUSSANI,
All’origine della pretesa cristiana
Introduzione
1. Il fattore religioso e la vita
Il senso religioso altro non è che quella natura originale dell’uomo per cui egli si esprime esaurientemente in domande “ultime”, cercando il perché ultimo dell’esistenza in tutte le pieghe della vita e in tutte le sue implicazioni.
La preoccupazione che anima l’inizio del testo di don Giussani è tutta compresa nel fondamento che vuole dare: Gesù Cristo risponde davvero alla domanda e al bisogno dell’uomo? E il bisogno dell’uomo, la necessità di conoscere il Mistero, su cosa è poggiato?
Molto interessante anche il fatto che venga proposta la verifica del metodo: va trovato e riconosciuto in tutte le pieghe della vita e in tutte le implicazioni.
Buon giovedì,
donC

Lascia un commento