Un giullare catecheta.
“… Ma lo vedete che le cose più importanti della vita non si apprendono, né si insegnano, si incontrano”.
Qualche amico aveva già preso il libro, altri mi hanno raccontato che per quelle oltre due ore sono rimasti incollati al televisore. Parlo di ciò che Roberto Benigni ha raccontato di san Pietro su Rai1 e che è anche un libro.
A me è arrivato solo uno spezzone di pochi secondi che aveva al centro la frase che vi ho trascritto. Una verità, grande e bella come una sinfonia. Per un istante ho invidiato l’intelligenza di Benigni, pensate che bene potrei fare se fossi più intelligente!
In questi momenti di confusione e di poca chiarezza dell’intera società, ora che non è certo nulla se non l’istante presente, e questo in teoria dovrebbe essere sufficiente, ecco questo saltimbanco che ci dice che le cose che contano si incontrano.
Come è accaduto innumerevoli volte nella vita di ciascuno di noi.
Proviamo a vivere questa giornata con lo sguardo pieno di ciò che abbiamo incontrato, vi garantisco che anche aspettare il Natale sarà diverso.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì
della IV°settimana di Avvento
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Vangelo secondo Matteo 21,23-27.
Dopo lo spavento della cacciata dal tempio, i capi dei sacerdoti e anziani del popolo hanno il problema di capire chi sia questo Gesù: i discepoli e la gente si sono posti la domanda per via delle parole e dei segni che Gesù faceva, ma coloro che non lo seguono si pongono la stessa domanda “scioccati” per l’autorità di Cristo sulle persone e le cose. La sua chiarezza spaventa e genera la domanda più netta: chi sei?
Ma Gesù né agli uni né agli altri dona la grazia di una risposta da imparare e ripetere; ciascuno è sfidato a cercare di dare la sua risposta. Per questo occorre che ci chiediamo anche noi chi sia Gesù per la nostra vita: uno da temere perchè ci rivela chi siamo e conosce i nostri limiti oppure è uno che si prende cura di noi quando lo cerchiamo?
L’esempio della domanda su chi sia Giovanni è interessante perchè ci dice che la risposta alla prima domanda la si ricava da come si sta davanti a ciò che accade: se il Mistero ha spazio nelle nostre giornate allora anche Gesù avrà spazio, ma se la nostra vita è opera nostra allora non avremo posto per il Messia.
Scuola di Comunità 2025/2026
Luigi GIUSSANI,
All’origine della pretesa cristiana
Introduzione
1. Il fattore religioso e la vita
a) Una nota sulla parola «Dio»
«Dio» è il «ciò» di cui ultimamente tutto è fatto, è il «ciò» cui finalmente tutto tende e in cui tutto si compie. E’ insomma ciò per cui la vita «vale», «consiste», «dura».
L’ipotesi della Rivelazione è dentro la struttura delle persone. E quel finalmente corrisponde molto bene alla posizione di sant’Agostino, quella della inquietudine del cuore che si placa solo quando riposa in Lui.
Il bisogno di Dio è strutturale per l’uomo che usa la ragione,; lo chiamerà Mistero, lo chiamerà caso, lo chiamerà anche “nulla”, ma l’uomo serio riconosce di non farsi da solo e che, quindi, dipende.
Buon venerdì,
donC

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