La vita come una ruota; e la ruota va avanti, si muove!
Ieri sera “cenona” per la fine dell’incarico di responsabile della comunità di un ragazzo di ingegneria: aperitivi e gin tonic, poi risotto giallo con ossobuco e poi frutta, dolce e alcolici. Una roba solenne.
Per una volta è prevalsa l’amicizia sulla responsabilità e quindi si è chiacchierato, riso e scherzato piuttosto che cimentarsi in giudizi e questioni organizzative.
Poi, come si usa, durante la cena, quando l’alcool ingerito rendeva più facile la parola e la confidenza, è stato chiesto al dimissionario cosa aveva imparato in questi anni, e la risposta è stata interessante: sono stato davanti a me e ho cercato di avere a cuore ogni volto della nostra amicizia.
Andando a dormire ripensavo a quelle parole e mi trovavo stupito e grato perché mi sono trovato a dire che anch’io vorrei avere quella lucidità e quella semplice chiarezza: come non desiderare che il compito affidato sia non solo una responsabilità ma piuttosto un’occasione per me.
Ed ora ci sarà un nuovo responsabile della comunità, un volto nuovo, come a dire che la vita va avanti ma quella responsabilità è come la ruota che gira, gira sempre su sè stessa e intanto si va avanti, senza mai fermarsi.
dalla liturgia ambrosiana:
Venerdì della II° domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva a quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Vangelo secondo Marco 4,10b. 21-23.
Dobbiamo solo mettere in chiaro una questione: queste parole sono un’indicazione di metodo davvero importante perché ci dicono che tutte le cose hanno un senso e che quel senso è un dono per tutti. Ma come riconoscere che tutto ha un senso, come è possibile che questa non sia una cosa arbitraria, da me attribuita?
Se il senso non ci fosse, se ci fosse davvero qualcosa di “insensato” allora dovremmo dire con onestà che nulla ha un ordine e una direzione; ma questo sarebbe l’affermarsi del caos, di una realtà dove ognuno è padrone e maestro di sè. Un esempio per tutti: non potrebbe esserci nessun impegno stabile nei rapporti perché se un senso non c’è perchè continuare a sopportarsi quando si fa fatica? E voi conoscete dei rapporti che non siano anche faticosi?
D’altra parte qui Gesù parla “ai suoi” e questi sono lì con Lui perchè un qualche incontro lo hanno fatto, sono aperti alla possibilità che quel Gesù sia qualcuno che può dare gusto alla vita. Ma può un uomo cercare qualcosa che non c’è, se non c’è perché la cerca?
Dio si offre come senso della vita all’uomo che non sa che ci sia ma che lo desidera e lo attende. Come mi sono sentito dire da un ragazzo prossimo al matrimonio: “guardo il suo volto (di lei), e mi rendo conto che lo aspettavo da sempre”. E su quel volto scommette tutta la sua vita e desidera che tutti possano godere di quella gioia e certezza.
memoria di san Francesco di Sales, martire e dottore della Chiesa
Francesco nacque nel 1567, figlio del signore di Boisy dell’antico castello di Sales. Gli studi superiori li fece a Parigi, scegliendo come suoi maestri i gesuiti. Da Parigi passò a Padova, dove si laureò a pieni titoli in giurisprudenza. Ma rinunciò alla brillante carriera che gli si apriva dinanzi, e vedendo lo stato di abbandono in cui vivevano soprattutto i cristiani della regione di Chablais, a 26 anni si fece ordinare sacerdote nella cattedrale di Annecy (1593), mettendosi a disposizione del vescovo per la rievangelizzazione della Savoia.
La fine del secolo XVI non era un tempo felice per la Chiesa cattolica, soprattutto nei paesi dove le idee della Riforma si erano diffuse rapidamente. Nella Savoia la regione di Chablais era passata quasi interamente al calvinismo. Francesco si mise all’opera, prima con la predicazione e poi stampando le sue prediche su foglietti che lasciava presso le famiglie. La sua parola semplice e profonda, la sua personalità mite e comprensiva operavano il ritorno di molti alla fede dei padri. A trentadue anni fu designato vescovo coadiutore, e tre anni dopo vescovo titolare di Ginevra.
Nel suo governo pastorale fu zelante nell’applicare i decreti di riforma del Concilio di Trento. Pastore sollecito e direttore di anime, Francesco fondò l’Ordine della Visitazione, coadiuvato da Francesca Frémyot de Chantal. Scrisse varie opere di carattere spirituale, fra cui il Trattato dell’amor di Dio e la Filotea o Introduzione alla vita devota, dove si fa paladino di una santità che è per tutto il popolo di Dio, e non riservata a chi vive tra le mura dei monasteri: “È un errore, anzi un’eresia – scrive – voler escludere l’esercizio della santità dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati… Dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta”. Moriva il 28 dicembre 1622 a Lione, e dopo soli 33 anni dalla morte era proclamato santo. Gli sarà poi dato anche il titolo di dottore della Chiesa. La sua festa si celebra il 24 gennaio, giorno della traslazione della sua salma ad Annecy.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 10
Come si destano le domande ultime: itinerario del senso religioso
4. L’io dipendente
La coscienza di sé fino in fondo percepisce al fondo di sé un Altro. Questa è la preghiera: la coscienza di sé fino in fondo che si imbatte in un Altro. Così la preghiera è l’unico gesto umano in cui la statura dell’uomo è totalmente realizzata.
Per dire queste cose è necessario che don Giussani, ma anche ciascuno di noi, le abbia riconosciute dentro la vita; non si sta facendo una riflessione sulla preghiera ma si sta traendo una conseguenza: quando scopro di essere fatto è naturale rivolgersi a quel “Tu” come fa un bambino, con il cuore e la mente di chi sa che da quella Presenza può venire e viene il cuore della vita. Se “Tu” mi fai allora a te mendico la pienezza della vita cui tendo da sempre. Intendere in questo modo la preghiera è apparentmente fuori dagli schemi soliti ma ha il grande pregio di rendere il gesto stesso un gesto di amore, di amicizia e, per questo, un gesto devoto in sè.
Buon venerdì,
donC
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