Mercoledì 5 febbraio 2025

La sveglia avrebbe suonato comunque alcuni minuti dopo. Oggi la sigla di apertura della mia giornata è stata preceduta da dei rumori lungo le scale, anzi, sulle scale, di casa. Era il signore delle pulizie; arriva sempre intorno alle cinque e un quarto e oggi, ben prima delle sei, si è messo a pulire le scale fuori casa. Almeno la parte qui in alto. Solo che in questo modo, battendo con la scopa contro il battiscopa, mi ha rubato almeno dieci minuti di sonno.

Mi sono svegliato quindi senza sapere bene se dire grazie a quei rumori o se imprecare per l’ulteriore sonno perso. Poi, prima di iniziare a scrivere, mi è tornata la coscienza della immensa gratitudine con cui ero andato a dormire: sono giorni belli, pieni di cose da fare ma anche ricchi di incontri che, anche solo presi singolarmente, potrebbero riempire di gusto la vita intera; e a me, per grazia, ne accadono tantissimi. Lì è stato come se la mia giornata avesse visto la sua alba: una luce grande che spalanca l’orizzonte, fa alzare la testa e rimette le cose nel suo giusto ordine: prima la coscienza del dono rinnovato e poi il sonno, un sacco di sonno.

Mi sono messo a scrivere con la consapevolezza che quelle scale “accarezzate” dalla scopa in principio alla giornata sono in realtà come la mia vita che riprende il suo compito per la Sua carezza.

Qual è la carezza di Gesù per te? Perchè certamente c’è, occorre imparare a vederla. Buona giornata.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Gli apostoli si riunirono attorno al Signore Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Vangelo secondo Marco 6,30-34.

Gli apostoli riferiscono, e già questo non è cosa da poco perchè ci indica che la nostra missionarietà, la nostra vita, nel mondo e per il mondo, ha sempre bisogno di essere paragonata con Lui, e non solo con noi stessi; ma ciò che oggi mi colpisce di questo brano di vangelo è quella “strana” risposta di Gesù al racconto degli apostoli: non spiega loro ciò che hanno vissuto, non li rilancia sul loro modo di operare e nemmeno dice loro “grazie” per ciò che hanno fatto, li invita solo a riposare. Che è come dire che Lui afferma il suo progetto di presenza nel mondo avendo cura di affermare coloro che gli sono vicini e non tanto il progetto che Lui ha. Il progetto missionario di Gesù è la cura di quelli che gli stanno più vicino!

Credo che questa osservazione ci metta poi in grado di spiegare ciò che avviene dopo, l’allontanamento dalla folla: Gesù non se ne va perché è un “orso” ma perché sa bene che di una folla non si può prendere cura, come invece può fare con i dodici.

Ma ancora una volta finisce che il proposito di Gesù viene da Lui stesso contraddetto: se ne va per non stare con la folla ma poi quella folla che lo insegue finisce con il commuoverlo e allora cede e sta con loro come può.


Il culto di questa santa fu molto esteso nell’antichità, ma le notizie che abbiamo di lei sono pochissime. Si dice che Agata nacque a Catania (ma anche Palermo vanta una simile gloria), da una famiglia nobile e ricca. La sua bellezza attirò l’attenzione del console della città, Quintino, che la chiese in sposa. Agata si rifiutò perché consacrata con voto di verginità al Signore. Il giovane respinto, dopo aver messo in moto inutilmente tutte le sue risorse per convincere Agata a sposarlo, fino ad affidarla a una donna depravata e maestra di intrighi amorosi, la denunciò come cristiana.
Duramente torturata, Agata restò ferma nel suo proposito anche quando le furono amputate le mammelle. Gettata in carcere, venne miracolosamente risanata. Morì il 5 febbraio 251, in seguito a nuovi e barbari supplizi, sotto gli occhi dei carnefici ammirati ed edificati per il suo eroismo.
Agata è venerata come protettrice di Catania, poiché, nel primo anniversario della sua morte, con il velo che copriva il suo sarcofago, usato dai catanesi come scudo contro l’eruzione dell’Etna, salvò la città che stava per essere sommersa dalla lava infuocata. Il culto di Agata si è diffuso molto presto dalla Sicilia a Roma e al resto d’Italia. Il suo nome, nel VI secolo, è stato inserito nei canoni romano, ambrosiano e ravennate. Sant’Agata è ancora invocata contro le eruzioni dell’Etna ed è considerata protettrice contro gli incendi.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

1. Provocazione

Aprendo lo sguardo alla realtà, ho davanti qualcosa che realizza una provocazione di apertura. Il modo con cui il reale si presenta a me è sollecitazione a qualche cosa d’altro.

Solitamente ci fermiamo a constatare che stare alla realtà “chiama” Altro, mentre don Giussani vuole indagare il come questo avviene; e la prima osservazione è che la realtà agisce come una provocazione, la realtà esige che si reagisca. Potremmo anche non rendercene pienamente conto, ma la realtà che viviamo tutti i santi giorni non è solo “circostanza”, è soprattutto “occasione” per riconoscere una chiamata, c’è Altro che ci chiama dentro tutto ciò che ci accade. E per questo motivo la realtà, tutta, diventa amica.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *