Martedì 11 febbraio 2025

“L’angolo di cupido è aperto”.

Mi avvertiva di questo un messaggio di Amazon, per ricordarmi che arriva san Valentino. Mentre il signor Apple qualche giorno fa mi ha scritto dicendomi una cosa più romantica: “Un battito di cuore, ed è subito san Valentino” con un sottotitolo che non lasciava spazio: “l’amore è grande. Ma il tempo stringe”.

In questi giorni c’è grande fermento nella nostra nazione: da una parte san Valentino e dall’altra san Remo; e, nello scontro tra le due “solennità”, prevale sempre quel “san”: la nostra vita è tutta segnata dalla vita di coloro che hanno dato tutto a Cristo; anche quando si volesse rendere tutto laico, come la festa degli innamorati, si deve poi ricorrere a un esempio di verginità per esaltare l’amore.

Di questo vi scrivo oggi perché, come credo sappiate, è la festa della Madonna di Lourdes, da cui è nata la giornata degli ammalati; per questa giornata invece non mi è giunto sollecito alcuno, forse perché non c’è nulla da vendere o forse, peggio, perché in fondo gli ammalati sono un costo e non una risorsa, fatto sta che oggi nessuno avrà tempo per fare un regalo agli ammalati. E allora vi propongo di essere diversi, rivoluzionari: facciamo un gesto, qualsiasi, verso chi fa fatica, chi soffre nel corpo o nello spirito. Che per tutti quelli che sono sulla croce oggi sia, almeno un pochino, un giorno di festa. 


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, il Signore Gesù venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Vangelo secondo Marco 7,31-37.

Come possiamo non fermarci all’esperienza prodigiosa che facciamo nella vita? Come non emozionarci e non raccontare i miracoli che vediamo fiorire tra noi? Ciascuno di noi potrebbe raccontare con stupore e meraviglia come il buon Dio ci abbia raccattati e risanati. Tacere le meraviglie di Dio nella vita credo sia impossibile, a meno che non se ne abbia coscienza e memoria.

E così diventa quasi comica la scena dove Gesù chiede silenzio e le folle capiscono e fanno esattamente il contrario: quelle persone sono così conquistate che hanno il serio problema di tacere. Ma così, senza saperlo, fanno un cattivo servizio a Gesù: perché la testimonianza non è il racconto di un prodigio ma l’esempio di una vita cambiata.

Spesso noi invece ci fermiamo ai prodigi e poi, finita la “gasatura” tutto torna come prima, senza cambiare nulla. Mentre quella saliva è il segno dell’uomo non guarito ma ri-creato, fatto nuovo.


Questa memoria si collega alla vita e all’esperienza mistica di Maria Bernarda Soubirous (santa Bernardetta), conversa delle suore di Nevers, favorita dalle apparizioni della Vergine Maria (11 febbraio-16 luglio 1858) alla grotta di Massabielle. Da allora Lourdes è diventata mèta di intenso, ininterrotto pellegrinaggio per tutti i malati nel corpo e per quanti chiedono la guarigione del cuore.
Il messaggio della Vergine di Lourdes richiama alla conversione, alla preghiera e alla carità verso tutti i sofferenti e gli infermi, per questo motivo oggi si celebra la Giornata mondiale del malato.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

2. Il segno

     Una cosa che si vede e si tocca e che nel vederla e toccarla mi muove verso altro, come si chiama? Segno. Il segno è quindi un’esperienza reale che mi rimanda ad altro.

Una cosa che si vede e si tocca; questo, per definire il segno, è un elemento importante. Pare cosa di poco conto ma credo sia davvero decisivo: il segno è qualcosa alla portata di tutti, magari non tutti lo sanno poi riconoscere come segno, ma è qualcosa che sta davanti a tutti. Se il segno si vede e si tocca tutti gli uomini, dotti o ignoranti, sono in grado di accostarlo. Potremmo dirla alla Gaber: il segno è qualcosa di profondamente democratico e popolare.


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