“L’angolo di cupido è aperto”.
Mi avvertiva di questo un messaggio di Amazon, per ricordarmi che arriva san Valentino. Mentre il signor Apple qualche giorno fa mi ha scritto dicendomi una cosa più romantica: “Un battito di cuore, ed è subito san Valentino” con un sottotitolo che non lasciava spazio: “l’amore è grande. Ma il tempo stringe”.
In questi giorni c’è grande fermento nella nostra nazione: da una parte san Valentino e dall’altra san Remo; e, nello scontro tra le due “solennità”, prevale sempre quel “san”: la nostra vita è tutta segnata dalla vita di coloro che hanno dato tutto a Cristo; anche quando si volesse rendere tutto laico, come la festa degli innamorati, si deve poi ricorrere a un esempio di verginità per esaltare l’amore.
Di questo vi scrivo oggi perché, come credo sappiate, è la festa della Madonna di Lourdes, da cui è nata la giornata degli ammalati; per questa giornata invece non mi è giunto sollecito alcuno, forse perché non c’è nulla da vendere o forse, peggio, perché in fondo gli ammalati sono un costo e non una risorsa, fatto sta che oggi nessuno avrà tempo per fare un regalo agli ammalati. E allora vi propongo di essere diversi, rivoluzionari: facciamo un gesto, qualsiasi, verso chi fa fatica, chi soffre nel corpo o nello spirito. Che per tutti quelli che sono sulla croce oggi sia, almeno un pochino, un giorno di festa.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della V° domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo.
Vangelo secondo Marco 7,31-37.
Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, il Signore Gesù venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Come possiamo non fermarci all’esperienza prodigiosa che facciamo nella vita? Come non emozionarci e non raccontare i miracoli che vediamo fiorire tra noi? Ciascuno di noi potrebbe raccontare con stupore e meraviglia come il buon Dio ci abbia raccattati e risanati. Tacere le meraviglie di Dio nella vita credo sia impossibile, a meno che non se ne abbia coscienza e memoria.
E così diventa quasi comica la scena dove Gesù chiede silenzio e le folle capiscono e fanno esattamente il contrario: quelle persone sono così conquistate che hanno il serio problema di tacere. Ma così, senza saperlo, fanno un cattivo servizio a Gesù: perché la testimonianza non è il racconto di un prodigio ma l’esempio di una vita cambiata.
Spesso noi invece ci fermiamo ai prodigi e poi, finita la “gasatura” tutto torna come prima, senza cambiare nulla. Mentre quella saliva è il segno dell’uomo non guarito ma ri-creato, fatto nuovo.
memoria facoltativa della B.V. Maria di Lourdes
Questa memoria si collega alla vita e all’esperienza mistica di Maria Bernarda Soubirous (santa Bernardetta), conversa delle suore di Nevers, favorita dalle apparizioni della Vergine Maria (11 febbraio-16 luglio 1858) alla grotta di Massabielle. Da allora Lourdes è diventata mèta di intenso, ininterrotto pellegrinaggio per tutti i malati nel corpo e per quanti chiedono la guarigione del cuore.
Il messaggio della Vergine di Lourdes richiama alla conversione, alla preghiera e alla carità verso tutti i sofferenti e gli infermi, per questo motivo oggi si celebra la Giornata mondiale del malato.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
2. Il segno
Una cosa che si vede e si tocca e che nel vederla e toccarla mi muove verso altro, come si chiama? Segno. Il segno è quindi un’esperienza reale che mi rimanda ad altro.
Una cosa che si vede e si tocca; questo, per definire il segno, è un elemento importante. Pare cosa di poco conto ma credo sia davvero decisivo: il segno è qualcosa alla portata di tutti, magari non tutti lo sanno poi riconoscere come segno, ma è qualcosa che sta davanti a tutti. Se il segno si vede e si tocca tutti gli uomini, dotti o ignoranti, sono in grado di accostarlo. Potremmo dirla alla Gaber: il segno è qualcosa di profondamente democratico e popolare.
Buon martedì,
donC
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