Venerdì 14 febbraio 2025

L’offerta della fede.

Quando si raccolgono le offerte, durante le Messe, capita sovente di trovare cose strane: denaro di paesi dall’altra parte del mondo, un infinità di “bronzini” (così te ne liberi e fai del bene), qualche biglietto atm e anche gettoni delle giostre, degli autolavaggi, ecc. Qualche giorno fa nel cestino delle offerte qualcuno ha voluto lasciare una fede nuziale.

Ho voluto raccontarvene oggi, festa di san Valentino perché quel gesto mi pare molto interessante. Di primo acchito potrebbe essere il segno di qualcosa che si è lasciato, che si è concluso. In realtà mi pare possa essere il segno tangibile del “per sempre” cui ogni uomo aspira: è solo in Lui che l’umano si fa eterno, che il fragile diventa stabile come roccia. Quell’anello è ciò che permette al tronco di radicarsi nella terra.

Non è la fedeltà dell’uomo che fonda la verità delle cose ma solo l’opera di Dio e perché quell’opera si realizzi occorre che noi forniamo a Dio tutto il materiale da costruzione; senza la nostra offerta Dio non può fare nulla.

Così chi ha lasciato quell’anello ha posto un seme di definitività.

Buon san Valentino!


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
In quel tempo. Apparendo agli Undici, il Signore Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Vangelo secondo Marco 16,15-20.

La Parola di Dio scelta per questa giornata risponde alla figura dei “festeggiati”: due fratelli missionari; per questo siamo saltati improvvisamente alla conclusione del vangelo di Marco: conoscendo e amando Gesù si riceve il compito della vita come missione.

“Andate in tutto il mondo” mi piace intenderlo come un invito ad andare in ogni angolo del mondo, cominciando dalla fatica di andare negli angoli delle nostre case e delle nostre città. Talvolta infatti mi sembra di rileggere dentro l’invito di Gesù la tentazione dell’andare dove piace, dove si può dare frutto, dove è più semplice essere riconosciuti. Invece il non trascurare nulla mi pare essere davvero più radicale del partire; anche se poi il partire non trascurando nulla è davvero il massimo dell’essere missionari.

“Il Signore agiva insieme con loro”; non solo agiva con loro ma insieme con loro, come a sottolineare che Gesù non colmava le incapacità o i vuoti nelle attività dei discepoli ma, piuttosto, era proprio insieme a loro mentre agivano. La cosa mi colpisce molto perché ci mostra che il mandato non è solo un compito ma è anche una forma originale di compagnia, e questo rende profondamente conveniente la missione.


I fratelli Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi, nati a Tessalonica all’inizio del secolo IX, svolsero nell’Europa centrale un’azione missionaria caratterizzata da una speciale attenzione ai costumi e alla lingua dei popoli da evangelizzare. Cirillo studiò a Tessalonica e a Costantinopoli alla scuola di insigni maestri e insegnò per breve tempo. Rifiutata un’alta dignità civile, ricevette gli ordini sacri. Metodio conseguì un’accurata formazione giuridica e dopo aver ricoperto cariche amministrative, divenne monaco in Bitinia. Dall’imperatore di Costantinopoli i due fratelli vennero incaricati dapprima di una missione in Crimea e in seguito, nell’anno 863, in Moravia. Con alcuni discepoli per quasi quattro anni realizzarono un lavoro missionario che diede visibili risultati. Curarono la formazione del clero per assicurare alla Chiesa slava la propria struttura gerarchica. Provvidero i popoli slavi dell’alfabeto che ancor oggi si chiama “cirillico”, e così più agevolmente poterono avviarli alla conoscenza della Parola di Dio ed alla comprensione dei divini misteri, usando la lingua del popolo nelle celebrazioni liturgiche.
Purtroppo l’incomprensione e la malevolenza di molti ostacolarono fortemente i generosi sforzi di questi due apostoli innovatori; per giustificare il loro operato dovettero recarsi a Roma dove trovarono accoglienza e approvazione da parte dei papi Niccolò I e Adriano II. A Roma Cirillo si ammalò. Sentendo prossima la fine, volle vestire l’abito monastico; il 14 febbraio 869 chiuse la sua esistenza terrena. Aveva 42 anni. Metodio, ordinato vescovo, ripartì con la qualifica di legato apostolico per la Pannonia e la Moravia. Lavorò con zelo indefesso, ma ebbe a soffrire da parte di coloro che non volevano innovazioni nel campo pastorale e liturgico.
Calunniato e accusato di eresia, subì persino la prigione e l’esilio. Per intervento del Papa poté tuttavia riprendere la missione in Moravia, consolidando l’organizzazione ecclesiastica. Le incessanti opposizioni amareggiarono gli ultimi anni del suo tenace lavoro. Il 6 agosto dell’885 san Metodio morì.
Il 30 dicembre 1980 Giovanni Paolo II ha proclamato i santi Cirillo e Metodio compatroni d’Europa, accanto a san Bnedetto. Nel 1999 è stato attribuito questo titolo anche a santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e a santa Brigida di Svezia.

Oggi si celebra anche la memoria di San Valentino, martire di Terni . E’ ricordato nei principali codici del Martirologio Geronimiano al 14 febbraio, come sepolto al LXIII miglio della via Flaminia, nei pressi di Terni. Ivi infatti esisteva un cimitero cristiano e sul sepolcro del martire fu edificata una basilica nella quale il papa Zaccaria (741-52) si incontrò con Liutprando. Chi fosse Valentino e quando sia vissuto è impossibile precisare; nella tradizione posteriore, a partire almeno dal sec. VI-VII, è presentato come vescovo di Terni, ma non consta con certezza di questa sua dignità. La festa di Valentino fu inserita da Beda nel suo Martirologio ed è passata, sempre al 14 febbraio, nel Martirologio Romano. Alla stessa data è ricordato un altro Valentino martire a Roma, ma questa notizia non ha fondamento storico. L’unico Valentino martire autentico è quello di Terni. Nel 1605 il corpo di Valentino fu trasferito nella cattedrale di questa città.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

2. Il segno

 La realtà lo provocherebbe ad altro. E’ il fenomeno del segno.

Spesso le cose che vediamo, gli incontri che facciamo e le persone che conosciamo e che sosteniamo essere segno in realtà non lo sono davvero, perché mancano di quest’ultimo passo: rimandarci ad altro. Spesso il fascino delle cose, degli incontri e delle persone ci lega a sé e non ci rimanda a null’altro che non sia quel fascino. Come è possibile ciò? Semplice, manca alla verità dello sguardo la scoperta della ragione come ultimo affondo alla comprensione dell’esperienza. Per scoprire l’oltre nelle cose occorre la fatica della ragione.


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