Giovedì 10 aprile 2025

Ieri sera, complice la frescura della tarda serata, il buio di quella parte della strada provinciale e, soprattutto, il tettuccio apribile della mia auto, mi sono fermato un pochino in silenzio, mentre ogni tanto passava veloce qualche altra auto. E guardavo in alto, perché gli occhi tendevano pericolosamente al basso.

Poche stelle visibili, qualche sparuta nube nel cielo mi hanno comunque ridato un respiro.

Di fronte alla piccolezza, di fronte al mio limite evidente c’era la grandezza di un infinito che sentivo mio, che sentivo e sento come la mia casa. Altro che ignoto!

Quando sono ripartito, avevo coscienza che tutto era di nuovo al suo posto: il mio posto nel mondo non era più al centro ma come quello di una goccia che sta dentro il mare.

Poi, guidando mi è venuto alla mente il brano di Ezechiele 37,  dove la misericordia di Dio permette alle ossa aride e disperse di riunirsi di nuovo e di prendere vita; pensando a quell’immagine in cui mi rivedevo in quel momento mi è venuto alla mente che il capitolo termina con una profezia sull’unità tra Giuda e Giuseppe, come di due legni messi insieme a formarne uno più grande e forte.

Quella sosta non solo ha ritemprato me, il mio cuore, ma ha anche rimesso in gioco il mio non essere solo.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Tra la gente nacque un dissenso riguardo al Signore Gesù. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Vangelo secondo Luca 7,43-53.

Due sottolineature:
“Mai un uomo ha parlato così!”, questa corrispondenza, questo fascino, è tutto ciò che porta a voler stare con Gesù. Solo a chi sente quella voce è dato di sapere che nome ha la nostalgia che abita il cuore. Per questo si usa dire che la fede è un dono, sentire quella voce che parla così è un dono dall’alto che nessuno si può fare. Al limite si può fingere di non udire ma non si può fingere che si oda, se intorno c’è silenzio.

Secondo: “E ciascuno tornò a casa sua”. Un modo antico di chiudere le discussioni; è il prevalere della differenza e della diversità, è il modo più semplice di scavare un abisso tra due posizioni. E’ il modo con cui si chiudono i talk.
Non è però un modo umano di guardare l’altro; si può essere diversi, si può essere distanti, ma non si può essere divisi. Tutto così crolla e nessuno ha più ragione.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

  1. Il fattore libertà di fronte all’enigma ultimo

La libertà dunque ha a che fare non solo con l’andare a Dio come coerenza di vita, ma già con la scoperta di Dio. Vi sono tanti scienziati che, approfondendo la loro esperienza di scienziati, hanno scoperto Dio; e tanti scienziati che hanno creduto di eludere o di eliminare Dio attraverso la loro esperienza di scienza.

La scoperta è frutto della libertà della ricerca, se così non fosse non potremmo mai arrivare alla “fantasia” che l’ha generata. Essere aperti alla realtà è un lavoro che non è sempre facile ed evidente, tanto spesso ci accostiamo alle cose con la pretesa di averle già spiegate o di averle già chiare. Tutto dipende da cosa ti aspetti.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *