Giovedì 10 luglio 2025

Come sempre, è quando le cose costano fatica che si vede a cosa tieni. Se ci tieni.

Ieri ho avuto modo di incontrare un “quasi” coetaneo ammalato in modo serio ma non evidente. Mi ha colpito perché non solo mi ha accolto aspettandomi all’ingresso della palazzina dove abita, ma poi è stato con me per quasi due ore a parlare di sé e di ciò che sta scoprendo grazie alla malattia. 

Quando me ne sono andato avevo più di un dubbio sulla lunghezza di quell’incontro, sicuramente molto bello ma che deve aver portato al mio interlocutore una notevole dose di stanchezza.

In auto poi riflettevo paragonando quella cordialità con le mille scuse che abbiamo di fronte a ciò che ci costa: più una cosa conta più si ha sempre tempo per farla, meno conta e, magicamente, il tempo manca sempre.
Solo che ieri non ci saremmo visti con quell’amico se non si fosse inserita una terza variabile: non ciò che mi piace e mi corrisponde ma anche ciò di cui ho bisogno: e noi avevamo bisogno di vederci, per questo il tempo l’abbiamo trovato, e trovato in abbondanza.

Il punto vero, reale, è la coscienza di ciò che davvero serve.
Il resto può aspettare. 


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Vangelo secondo Luca 7,18-23.

La mancanza della presenza, il non avere davanti Gesù, genera, in un santo come Giovanni, il dubbio sulla verità dell’incontro.
Quante volte devo confermare sulla mia pelle che anche per me è così. E non solo con Gesù, anche con le persone cui voglio bene: se non ci si sente, se non ci si vede, prima o poi si vede fiorire il dubbio: “chissà?”.
Giovanni però è molto più saggio di me e decide di affidarsi a dei testimoni; Gesù stesso per mostrare a Giovanni la verità delle cose gli chiede di vedere ciò che la Sua presenza genera.
Per questo noi abbiamo sempre bisogno di testimoni.

Il punto non è quindi sforzarsi di non avere dubbi, ma cercare sempre segni e testimoni. Questo è ciò che impedisce di essere auto referenziali. E poi è più facile seguire la vita lì dove accade che perdersi nei propri pensieri.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

La ragione, insieme al cuore è lo strumento più potente che il buon Dio ha messo negli uomini perché possano vivere le loro esistenze camminando nella scoperta di Lui, della sua presenza, e imparando ad imitarlo come cristiani.
La ragione non è un meccanismo come, ad esempio, il respiro, la ragione è una traccia di Dio in noi , e per questo abbiamo il dovere di ringraziare e di averne cura infinita.
Quando però la ragione non è usata per il suo scopo si finisce con il fare di noi stessi i suoi servitori; don Giussani ci mette in luce la questione con questa differenza tra la ragione come ambito del reale o come varco al reale.
Forse potremmo estremizzare la questione chiedendoci: usiamo la ragione per far crescere le domande o per dare le risposte?


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