Un filo per il destino.
Stavo stendendo le lenzuola appena lavate e ho ritrovato sullo stendi biancheria un filo lungo e blu, che ricordavo di avere appoggiato lì sopra dalla precedente opera di “stenditura”; allora a essere stesi erano i capi scuri e azzardo di aver ricordato che il filo veniva da un paio di pantaloni. Quindi, per stendere le lenzuola, dovevo spostare il filo. L’ho preso e portato in cucina nel sacco dell’immondizia. Tutto qui.
Mentre portavo quel filo, con qualche dolore alla schiena, per via dei libri dei giorni scorsi, mi sono detto: “ma perchè io che sono così prezioso devo sprecare energie per mettere a posto un filo?”. Se la vita è così preziosa perché io devo perdere tempo per ciò “che non è pane”, per ciò che non incrementa e valorizza la vita?
Sul momento l’osservazione, nata quasi da sola, credo per via della fatica, mi ha davvero spiazzato ma mi ha costretto a un istante di silenzio, fatto a testa in giù, sulla panca ad inversione: la risposta che mi sono dato mi ha mosso, com-mosso, “cos’è quel filo, sperso e apparentemente senza scopo” se non è anch’esso voluto esattamente come me?”
Quando mi sono rimesso in verticale, quella giusta: piedi per terra e testa al cielo, mi sono reso conto che quell’inutile filo era lo strumento perchè potessi scoprire, di nuovo, che tutto è segno.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della I° domenica dopo l’EPIFANIA
Vangelo secondo Marco 1,35-45
In quel tempo.
Al mattino presto il Signore Gesù si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Ci sono sempre le tracce del nostro, e soprattutto del Suo passaggio, e questo conta, perché ci dice che la realtà è sempre segnata, e memore, del nostro passaggio. E questi segni diventano la possibilità di ritrovare sempre Gesù. Il punto è che spesso preferiamo che sia lui a farsi vedere e non noi a doverlo cercare, ma quando ami ti muovi.
Avere affezione a sé alla propria strada non è quindi una strana forma di egoismo ma è il solo modo che abbiamo per consocere tutta la sete di Dio di cui siamo fatti e questo muove “da ogni parte”.
Ultimo: noi, scoprendoci amati, a chi andiamo a mostrarci?

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 10
Come si destano le domande ultime: itinerario del senso religioso
2. Il cosmo
L’uomo, una volta accortosi di questo «essere» reale, di questa inesorabile presenza con le sue diversità e il proprio io come sua parte, si accorge anche che c’è dentro questa realtà un ordine, che questa realtà è cosmica (da cosmos greco, che vuol dire appunto ordine).
Ciò che è cosmico lo posso quindi ritrovare dentro il particolare ordinato, dentro la povertà e fragilità delle nostre vite. Se il punto è che le cose sono ordinate allora davvero aveva ragione il teologo Von Balthasar: “il tutto è nel frammento”.
Capite che portata può avere questa cosa?
Buona giornata,
donC
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