Prima o poi doveva succedere anche questo: non ho sentito le sveglie. Meglio, le ho spente senza nemmeno rendermene conto. Ricordo di averlo fatto ma l’ho fatto in automatico, come reazione istintiva.
Spesso il mercoledì mi capita di andare a letto davvero tardi e così il giovedì mattina è sempre una fatica “assurda” alzarmi dal letto.
E così oggi imparo, di nuovo, che la vita o ha un ordine o si rischia di perdere il punto perché poi tutto diviene un affanno; e non è più il dipanarsi nel tempo e nello spazio dell’amicizia con Cristo.
Vi auguro che questa giornata sia il sereno dire di sì non a ciò che c’è da fare, non a ciò che gli altri si aspettano ma solo a quel rapporto che abbraccia e rende vero tutto.
Ti voglio bene dicendo di sì, non a te, ma a chi ti sta donando a me.
Scusate.
dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della VI° domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo.
Vangelo secondo Marco 9,38-41.
Giovanni disse al Signore Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa».
Credo che la difesa di ciò che è caro nasca quasi come istintiva, nell’uomo che vede il proprio bene minacciato. E nel cuore dei discepoli nessuno può essere come Gesù. Per questo, anche in questo caso Gesù non si arrabbia, non se la prende con questa versione di un Giovanni troppo zelante.
nella seconda parte del brano sembra esserci poi una frattura nella logica del discorso: dapprima c’è l’osservazione che non c’è nessuno che possa essere capace di fare miracoli se non dentro il rapporto vero con Lui, e subito dopo dice che fare le cose agli altri perché sono di Cristo porta meriti. Qual è il nesso tra le due parti? Semplicemente che gli uomini si dividono in due: quelli che sono di Cristo e quelli che non lo sono, che lo sappiano o meno.
Vivere nella logica del mondo, dove ciascuno appartiene a sé stesso porta un estrema fatica, se non un rifiuto al sacrificio per gli altri, per il bene comune. Eppure il cuore umano è proprio questo che desidera ed è questo donarsi ciò per cui è fatto. In tutto ciò riconsocere l’altro come parte della stessa storia, figlio dello stesso incontro, porta un grande aiuto nel mettersi a servizio.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
4. Carattere esigenziale della vita.
La documentazione sperimentale del fatto che la natura dell’impatto dell’uomo col reale svolge questo presentimento o ricerca d’altro è data dal carattere esigenziale della vita, dal carattere esigenziale dell’esperienza esistenziale.
La questione è già stata in qualche modo anticipata: la realtà è sempre segno ma occorre qualcosa che ne faccia scattare la lettura sino alla scoperta del significato. Ciò che muove a chiedere cosa c’è “dietro” sono delle esigenze che l’uomo trova in sé e che non deve darsi. Se dovessi usare un’immagine direi, semplificando, che al motore che entra nella realtà occorre un motorino di avviamento che inizi il cammino, che poi procederà anche da solo.
Buon giovedì,
donC
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