La giornata del 4 maggio si è aperta con la visita alla Basilica della Natività; avendo dormito in Betlemme, ci siamo spostati a piedi dall’albergo alla Basilica, per le viuzze strette di una città che, cinta nella morsa del muro ebraico che la delimita, ti dà l’idea di un posto che sta soffocando.
Arrivati alla Basilica tutto è stato calamitato dal momento della discesa alla grotta, nella fotografia di apertura vedete l’altare posto sopra il punto della Nascita; chinarti a baciare quella stella d’argento è il segno fisico di quello che si prova: quel seme gettato nella terra, che è sbocciato senza chiedere permesso ma chiedendo di essere accolto, ti costringe a mettere via la tua altezza, la tua boria, e ti fa abbassare fino a baciare il terreno.
E questo abbassarsi di Dio che provoca l’abbassarsi dell’uomo è possibile sempre, accade ancora oggi anche in una terra che sembra, poca, arida e sterile. Mi colpisce che il buon Dio si incarni sempre e nonostante tutti i miei limiti e tradimenti.
Per dire quanto è arida talvolta la terra pensate che nella Basilica non si può, per chi è cattolico, né celebrare né fermarsi a pregare insieme. Puoi solo stare in silenzio, fermarti un momento e passare oltre.
Come un seme perso nella terra.

Passato nuovamente il muro di divisione siamo stati al Cenacolo, nella Gerusalemme antica, dove abbiamo trovato “una grande sala”, che, oggi come allora, non è né di Gesù né dei suoi discepoli ma dello stato di Israele. Quindi è solo una sala, come potete vedere nella foto. Con i gatti che ci girano indisturbati.
Vedere il luogo dove è nata l’Eucarestia trattato come una pubblica piazza fa vedere e rendere conto che il dono di sè lo si fa non per un esito ma solo per un amore.
Gesù ha “ardentemente” desiderato di fare quella cena, come mettendo il luogo dove compierla in secondo piano, questo è l’amore.
Per questo vi riporto la foto di uno dei capitelli interni alla sala del Cenacolo, ci sono dei pellicani che si nutrono del sangue che esce dal petto del genitore.

dalla liturgia ambrosiana:
Giovedì della V settimana dopo PASQUA
In quel tempo.
Vangelo secondo Giovanni 12,37-43.
Sebbene il Signore Gesù avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: «Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!». Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.
“Amavano la gloria degli uomini più che la gloria di Dio”. Sembra una contraddizione immensa ma è da sempre così: si può amare la gloria umana e credere in Gesù. Abbiamo le ragioni per dire di sì ma non abbiamo il cuore per poter sostenere la nostra scelta.
La cosa che dovrebbe sosrprenderci quindi non è questa ma il fatto che questa cosa sia nota da sempre e che questo non ha impedito alla Chiesa di esserci e di camminare, e crescere, nel tempo; segno del fatto che il buon Dio usa di noi per come siamo.
Chiediamo che il nostro credere sia sempre più capace di essere un sì davanti a tutti.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 13
Educazione alla libertà
2. Educazione a un atteggiamento di domanda
Una reale ricerca implica sempre come ipotesi ultima la risposta positiva: altrimenti uno non ricerca. Perciò se il reale provoca, l’educazione della libertà deve essere educazione a rispondere alla provocazione.
Avere una ipotesi positiva per affrontare le questioni della vita non pare essere sempre una evidenza, eppure il metodo di conoscenza che si rifà alla scienza si regge completamente su questo presupposto: cerco una “legge” perchè penso che ce ne sia una, se il mondo fosse disordinato e casuale non potremmo cercare nulla di logico.
E avere una ipotesi positiva è la grande premessa per poter riconoscere che se c’è un ordine nelle cose Qualcuno deve esserne l’origine.
Buon giovedì,
donC
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