Sono giorni strani, come fossero sospesi: la Chiesa senza Pietro, le vacanze anche se sono giorni feriali, l’attesa della partenza per la Terra santa; tutte cose sacrosante e importanti ma che davvero lasciano sempre a mezza via, come chi è a metà della traversata. Per questo, cedendo alla tentazione, ieri pomeriggio sono stato a vedere l’installazione della pietà Rondanini al Castello Sforzesco: musica e luce a servizio di un’opera che è davvero misteriosa. Eppure, nel lavoro ultimo di un genio che dopo sei giorni sarebbe morto, è emerso ciò che della intera vita resta: un abbraccio, un chinarsi l’uno sull’altro che resta stabile come roccia: quell’opera racconta e racconterà il sunto della vita di Michelangelo, un uomo che scolpì con una maestria unica la pietà vaticana a ventisei anni, solo che allora l’esito del lavoro fu una fotografia mentre nella Rondanini abbiamo la vita e la tensione che non è più quella dell’urlo straziante di dolore ma la compostezza dell’uomo che soffre e che cede.
Chiediamo, in questi giorni di incertezza e di smarrimento, di poter vivere sorretti e sorreggendo tutti coloro che ci sono vicini e che abbiamo a cuore. Quello sarà il segno più evidente del Risorto.
dalla liturgia ambrosiana:
V° giorno dell’Ottava di PASQUA
In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo ai discepoli e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Vangelo secondo Luca 24,36b-49.
Vedere un fantasma; è quello che rischiamo di dirci certe volte, quando ci pare che i segni del Risorto siano oltre la nostra misura: un fatto più grande del solito, una manifestazione più grande dell’opera di Dio, ci fanno subito pensare, a noi uomini di fede: “sarà vero?”.
Oppure, e forse è ancora peggio, guardiamo la misteriosa realtà davanti a noi e invece di considerarne le conseguenze facciamo finta di nulla e procediamo oltre.
A questo tentativo estremo di fuggire nelle nostre spiegazioni Gesù opponer il “solito” grande invito, quello che dall’inizio del vangelo ha rivolto a tutti quelli che incontrava: quel “vieni e vedi” ora diviene “guarda e tocca”. In questo modo Gesù non ci costringe ma provoca la nostra libertà.
Così è della risurrezione: senza guardare e toccare non potremo mai dire di credere, saremo sempre spettatori di qualcosa che alla fine non ci coinvolge sino in fondo. Chiediamo quindi a noi stessi di poter essere capaci di guardare e toccare quei segni che ci parlano della vittoria della vita sulla morte.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 12
L’avventura dell’interpretazione
L’uomo, infatti, nella sua libertà afferma ciò che ha già deciso fin da una recondita partenza. La libertà non si dimostra tanto nella clamorosità delle scelte; ma la libertà si gioca nel primo sottilissimo crepuscolo dell’impatto della coscienza del mondo.
Queste parole di don Giussani suonano tanto vere quanto pesanti: siamo frutto dei nostri incontri, della nostra tradizione e della nostra cultura: se arriviamo a negare la realtà è solo perché siamo abituati a manipolarla, a non considerarla qualcosa di oggettivo, di dato, quanto piuttosto come qualcosa di manipolabile e influenzabile.
E a questo la società che viviamo ci sta progressivamente educando: siamo sempre più persuasi che la realtà è qualcosa che facciamo noi, che possiamo governare e influenzare come ci pare e piace. In questo, credo ci sia bisogno di domandare il coraggio di essere diversi, come lo erano i primi cristiani: nel mondo ma diversi perchè tesi con lo sguardo ad altro.
Buon giovedì di Pasqua,
donC
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