Giovedì 6 marzo 2025

Tra poco partiremo con due amici alla volta di Cagliari; il motivo è un convegno della CEI sulla speranza in università. Con un volo di poco più di un’ora saremo in un altro contesto. Ma non illudetevi, comunque più freddo della Milano di ieri, anzi arriveremo accompagnati da due giorni di pioggia.

I ritmi delle tre giornate saranno così incalzanti che poi la location sarà davvero ininfluente, mentre il lavoro non sarà semplice perché dovremo stare al tema: che speranza c’è per noi in università? Ma la stessa domanda, mi dicevo ieri sera andando a dormire, è la stessa con cui ciascuno di noi deve, o dovrebbe, fare i conti per la propria forma di vita: che speranza c’è nelle nostre case? Che speranza abbiamo nella circostanza della vita che stiamo vivendo? Che speranza abbiamo nei rapporti che viviamo?

Per molti avere una speranza non è semplice perché la speranza implica un’attesa, un desiderio sulla vita, mentre spesso tutto si riduce alla fatica del vivere quotidiano. Si vive un pochino alla volta senza aspettarsi nulla. E questo non significa progettare il futuro ma investire del bisogno di compimento tutto ciò che si fa.

Lo vedevo anche nella giornata di ieri, giornata di lauree: come è facile ridurre tutto alla mezza giornata di festa che giustamente si fa per una traguardo raggiunto. Dietro la festa non possiamo non mettere le fatiche e i pesi delle giornate trascorse sui libri, e allora la festa è per una gratitudine e non solo per una “fine”. Il traguardo è frutto dei singoli passi, e per camminare senza fermarsi occorre una buona ragione. Una speranza.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Vangelo secondo Marco 13,9b-13.

Quello che ci manca è la percezione che la fede oggi è perseguitata; sempre più spesso vedo gente intimorita dalla responsabilità di essere sè stessi, schiacciata dal peso di dover dire chi si è, figurarsi poi dire in cosa si crede. Davvero l’esito di decenni di “persecuzioni” ha prodotto uomini e donne che sono grati a questo tempo perché concede di avere parere, una fede, sempre però che non la ostenti troppo.

Eppure Gesù non fa la battaglia contro le persecuzioni, nemmeno si sofferma un istante a dire che le persecuzioni sono sbagliate, anzi neppure le condanna, piuttosto si limita a dire che in quel contesto saremo capaci di essere testimoni. Ci ricorda che la salvezza non è una perfezione ma una perseveranza, cioè che in paradiso ci vanno non quelli che non sbagliano ma quelli che “restano attaccati”.

Chiediamo la grazia di saperci perseguitati per poter iniziare ad essere testimoni, per poterci attaccare sempre più a quella pienezza che ci ha preso.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

4. Carattere esigenziale della vita.

 b) La seconda categoria, appartenente alla prima come natura, è l’esigenza di giustizia. L’esigenza è una domanda che si identifica con l’uomo, con la persona. senza la prospettiva di un oltre la giustizia è impossibile.

Non c’è giustizia senza Mistero. Lo dico così perchè è ormai diffusa l’idea che la giustizia si invece quella che fanno gli uomini con le loro leggi; ma se anche le leggi fossero perfette, le più umane, le più comprensive dell’uomo, non potrebbero essere vere leggi, ultime, perchè non sarebbero costruite sulla Ragione ultima ma su quella penultima, sulla creatura piuttosto che sul creatore. Vi accuserebbero di essere di parte ma almeno avreste una legge che davvero compie la natura dell’uomo, la sua esigenza ultima, l’essere felice.


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