Giovedì 9 Gennaio 2025

Ho dovuto chiedere a chi sa più di me. Dopo un solo giorno non potevo restare senza sapere come andavano le cose. Così ho chiesto: “mi potete aiutare a conoscere come vanno i numeri del blog?”. Loro, bravissimi si sono attivati e mi hanno subito accontentato.

Sono proprio come tutti. Vivo, consisto, di misurazioni. Purtroppo siamo in un tempo dove ogni cosa vale per quanto si misura, nel confronto con altre cose, e così ciò che non si misura non esiste. E’ stato umiliante scoprire che pubblicare sul blog nuovo, con la fatica di imparare a farlo, non era solo per me, per il desiderio di un lavoro mio. Avere il bisogno di sapere se qualcuno guardava oppure no mi ha preso come se le mie riflessioni valessero in base alle visualizzazioni.

Poi, per pura Grazia di Dio, ho detto la Messa agli universitari alle 13 e la Chiesa, credo per la prima volta in tanti mesi, era stracolma e alcuni erano in piedi in fondo. E’ solo Lui che può fare le cose bene, senza contare.

Possiamo solo chiedere di vedere sempre che il suo amore non viene mai meno, anche se noi magari sì.


dalla liturgia Ambrosiana:


In quel tempo. Giovanni rispose: «Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena».


Vangelo secondo Giovanni  3,28-29

Grandissimo Giovanni! Occorre una grande umiltà e coscienza della realtà per non cadere nella tentazione di mettersi in evidenza. Essere riconosciuti, tanto più nella nostra società, è, per molti, il metodo per poter dare valore a sé stessi.
Mentre il concepirsi in funzione di qualcuno è possibile solo dentro un rapporto affettivo: solo con chi si ama davvero si è disposti a farsi servitori.
Chi è lo sposo di cui vorresti essere amico?


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

1. Lo stupore della “presenza”

    Ma, senza arrestarci a questa conseguenza, la stessa parola «dato» è vibrante di una attività, davanti alla quale sono passivo: ed è una passività che costituisce l’originaria attività mia, quella del ricevere, del constatare, del riconoscere. 


Certamente il dato mi mette nella condizione di vivere come colui che accoglie e abbraccia quel dato, segno di un rapporto oggettivo. E questo “accogliere” è tutta l’attività che la vita chiede. Non si tratta di fare o di dire cose, ma semplicemente di riconoscere che la vita fiorisce quando riusciamo a vivere amando ciò che accade, questo cambia e rende grande ogni circostanza della vita.


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