L’ingresso del Messia
In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Vangelo secondo Matteo ( 21,1-9. )
1. Con questa domenica l’Avvento cambia registro; si passa dall’attendere al tema decisivo della venuta: attendiamo Uno che viene.
E non è certo un caso che in questa liturgia risuoni l’invocazione: “vieni Signore Gesù!“, traduzione dell’ebraico “Maranthà!”.
gli studiuosi non sbagliano però nell’indicarci che la stessa parola ebraica, suddivisa in due termini voglia dire anche un fatto: “il signore Gesù è venuto!”.
Desiderando prendere sul serio l’indicazione della tradizione della Chiesa, che ci chiede di pregare spesso in questo tempo con l’invocazione: “vieni Signore Gesù!”, credo che si debba partire dal riprendere quel “vieni”; per pronunciare quel verbo come un grido, come una implorazione carica di affetto e desiderio ci occorrono sia la consapevolezza dei doni ricevuti, è già venuto, sia di tutti i doni di cui abbiamo bisogno per dire il nostro sì.
Ma l’invocazione “vieni Signore Gesù!” non è solo un verbo è anche una qualifica e un nome: “Signore Gesù”, il nome di quei volti che ci hanno mostrato che cosa possa indicare la parola “compimento”.
2. ” Subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro “.
Dopo tanti anni finalmente ho dato una ragione al fatto che gli evangelisti insistono su questo particolare: ci racconta come fa Gesù a venire nella nostra vita.
Innanzitutto quel “subito” per dirci che la possibilità di venire è chiara, evidente e non equivocabile. Il venire di Cristo non ha bisogno di essere cercato, quando Gesù decide di entrare nella vita lo fa “subito”. E poi viene su un’asina, appena diventata madre, e che forse si sarebbe dovuta lasciare tranquilla mentre viene presa per mostrare che quel venire deve essere importante se si scavalca la logica delle cose. Concetto confermato dall’immagine del puledro al seguito: quell’asina era più madre portando Gesù che occupandosi di quello che era il suo compito.
Il Signore viene subito per il tramite di qualcuno che si compie nella fede.
3. ” La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada “,
La venuta di Gesù, certa e riconoscibile, nella vita porta a questo gesto immenso. I mantelli, per i poveri, erano il bene più prezioso, quello che garantiva di non morire di freddo per la grande escursione termica che si verificava tra il giorno e la notte; potremmo dire che per molti dei presenti alla scena il mantello era come la casa, e quindi metterlo sulla strada di Cristo era come riconoscere di avere in Lui una nuova e definitiva casa dove stare.
Che la venuta di Gesù sia per noi questo credo che lo dobbiamo chiedere.
4. ” La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva gridava “
Infine la grande ed evidente conseguenza della venuta di Cristo nella nostra vita è l’esperienza della letizia; accade qualcosa che ti riempie il cuore che ti mette dentro una gioia che vorresti per tutti.
non c’è coscienza di quello che accadrà, non c’è sicurezza sul procedere delle cose ma c’è la grande grazia di sapere che c’è un Compagno nella vita.
Sant’Angelo in Formis, Ingresso di Gesù a Gerusalemme, come datazione possiamo supporre “ante 1087”, anno della morte dell’Abate Desiderio che volle la chiesa così stupendamente affrescata.
Ho scelto una fotografia così, non solo della scena dell’ingresso, perchè ci si possa fare un’idea delle dimensioni reali dell’opera.

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