In quel tempo. Mentre i farisei erano riuniti insieme, il Signore Gesù chiese loro: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.
Vangelo secondo Matteo (22,41-46.)
1. “ Che cosa pensate del Cristo? “
Il Signore fa questa domanda ai farisei, a coloro che presupponevano di sapere chi dovesse essere il Cristo.
E quindi questa domanda Gesù la fa a noi, a ciascuno di noi. Cosa pensiamo del Cristo?
Ho provato a lasciar risuonare in me questa domanda e mi sono ritrovato nella dinamica del brano di Matteo, brano che termina con quella frase netta: “nessuno era in grado di rispondergli”.
2.
Da una parte sono certo di avere incontrato il Messia, il Figlio di Dio. Tutto quello che ho vissuto non ha alcun senso se non dietro quel nome.
E quando riconosco che tutto viene da lì allora la vita, anche quando è dura, riacquista gusto e bellezza.
Riconoscere l’opera di Dio è davvero una Grazia che è vera perchè spalanca la vita.
E sarebbe sciocco non desiderare di dare tutto a quella presenza. Cristo così è la vita.
3.
D’altra parte devo constatare, ogni giorno, che io non sono per nulla fedele a ciò che ho visto e sentito.
Perché mi distraggo e perché spesso è più comodo fermarsi prima che cercare di essere fedele a ciò che conta di più.
Quindi?
4.
Questo porta a alcune conseguenze: innanzitutto dobbiamo ringraziare il buon Dio che ci ripropone costantemente la domanda, facendoci rendere conto che la risposta deve accadere ogni giorno, nuova come ogni alba.
Questo non saper rispondere in modo pieno e definitivo porta alla necessità, sopratutto in questi giorni, di potersi fermare almeno per qualche istante per tornare all’urgenza della domanda di Gesù. Senza fare le domande a Lui, ma a noi stessi.
Basolica di santa Maria Maddalena, Capitello, Giacobbe e l’angelo, sec XII, Vezelay, Francia
La raffigurazione fa riferimento a questo brano biblico: “rimase solo e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba; quando quest’uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura dell’anca, e la giuntura dell’anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui. E l’uomo disse: «Lasciami andare, perché spunta l’alba». E Giacobbe: «Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!» L’altro gli disse: «Qual è il tuo nome?» Ed egli rispose: «Giacobbe». Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto». Giacobbe gli chiese: «Ti prego, svelami il tuo nome». Quello rispose: «Perché chiedi il mio nome?» E lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Penuel, perché disse: «Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata» (Genesi 32,24-30).
In questa scultura di mille anni fa c’è una genialità che rende presente una storia ancora più remota: l’angelo di Dio, come inviato, come segno della Presenza, lotta, benedice e colpisce, sorridendo il povero Giacobbe. combatte con Dio e non lo sa, solo al termine della lotta vorrebbe sapere chi lo ha ingaggiato nel combattimento, ma ne riceve solo la benedizione. Il segno di Dio.
P,S. Anche la basilica della Maddalena, con i suoi cento capitelli varrebe la pena di una visita.
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