Lunedì 14 luglio 2025

Sabato sera, dopo mesi di inattività, ho finalmente ripreso in mano le mie icone, e, anche senza produrre grandi frutti, ho potuto passare alcune ore a fare una cosa davvero mia. Molte in questi anni sono le cose che mi sono state tolte, queste tavole di legno, da cui aspiro far uscire il Mistero, non mi hanno mai lasciato e non mi hanno tradito, per questo le sento ancora più care.
Anche se poi, quando finalmente inizi, perdi il senso del tempo e le ore della notte si fanno piccole, e allora capisci che anche quella passione potrebbe essere un’occasione per scappare dalla quotidianità: e lo riconosci perché compare infatti la tentazione di dire che quella è la vita per te.

Ma Gesù ne sa sempre una più di noi, così ieri mattina mi ha fatto trovare l’auto con una ruota bucata! L’idea era quella di portare Gesù dalla mamma ma lui evidentemente non era troppo dell’idea di andare a spasso. Così ho usato dell’ora del pranzo per farmi una sudatina extra cambiando la gomma. Lì è tornato chiaro che ciò che è meglio per me non lo decido io: quella abbondante sudata segnava il confine tra la mia volontà e quella di Gesù.

Nel pomeriggio, durante l’oretta che dedico alle confessioni prima della messa vespertina, è poi arrivata una universitaria che dopo anni lontana dai sacramenti e dalla fede è tornata, diceva lei, a casa. Mi ha colpito: Gesù mi ha mandato quel volto per ricordarmi che la lotta tra il mio progetto e il suo è sbaragliata dai volti dei suoi testimoni.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, il Signore Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché “vedendo non vedano e ascoltando non comprendano”. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza».

Vangelo secondo Luca 8, 4-15.

“Una grande folla si radunava e accorreva a lui”.
se avessi un grande seguito, se in qualche modo fossi come Gesù, il pericolo sarebbe tutto in queste prime parole, la tentazione sarebbe quella di “gestire” il successo: cosa e come posso fare perché queste persone siano sempre più “legate”, non a me, ma a ciò che hanno visto?
Gesù sfida, invece di preoccuparsi di fare altri passi, educa, ed educa chiedendo di dare frutto, non importa se le persone non sanno bene cosa hanno incontrato, se magari non conoscono bene tutta la grandezza della amicizia con lui; lui le sfida a dare un frutto.
E ciascuno è chiamato a dare frutto “cercando” di cadere nella terra buona: lasciarsi andare a caso non è utile a nessuno, e non porta alcun frutto. Credo sia questo il compito delle persone che incontrano Gesù: cercare la terra buona, il posto dove è più facile e probabile dare un frutto vero, grande e buono.
Solo che spesso si confonde la “buona” compagnia con la simpatia e la sintonia, e questo porta ad amicizie fatte di gente che si accontenta, che vive in fondo, appartenendo a sé stessa.

Cosa significa in questa giornata che si apre, essere chiamati a dare un buon frutto?



Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Il Vangelo di oggi inizia con una bellissima domanda posta a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10,25). Queste parole esprimono un desiderio costante nella nostra vita: il desiderio di salvezza, cioè di un’esistenza libera dal fallimento, dal male e dalla morte.

Ciò che il cuore dell’uomo spera viene descritto come un bene da “ereditare”: non si tratta di conquistarlo con la forza, né di implorarlo come servi, né di ottenerlo per contratto. La vita eterna, che Dio solo può dare, viene trasmessa in eredità all’uomo come dal padre al figlio.

Ecco perché alla nostra domanda Gesù risponde che per ricevere il dono di Dio bisogna accogliere la sua volontà. Come è scritto nella Legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore» e «il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10,27; cfr Dt 6,5; Lv 19,18). Così facendo, corrispondiamo all’amore del Padre: la volontà di Dio, infatti, è quella legge di vita che Dio per primo pratica verso di noi, amandoci con tutto sé stesso nel Figlio Gesù.

Fratelli e sorelle, guardiamo a Lui! Gesù è la rivelazione del vero amore verso Dio e verso l’uomo: amore che si dona e non possiede, amore che perdona e non pretende, amore che soccorre e non abbandona mai. In Cristo, Dio si è fatto prossimo di ogni uomo e di ogni donna: perciò ciascuno di noi può e deve diventare prossimo di chi incontra lungo il cammino. Sull’esempio di Gesù, Salvatore del mondo, anche noi siamo chiamati a portare consolazione e speranza, specialmente a chi è scoraggiato e deluso.

Per vivere in eterno, dunque, non occorre ingannare la morte, ma servire la vita, cioè prendersi cura dell’esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che viene prima di ogni regola sociale e le dà senso.

Chiediamo alla Vergine Maria, Madre di misericordia, di aiutarci ad accogliere nel nostro cuore la volontà di Dio, che è sempre volontà d’amore e di salvezza, per essere ogni giorno operatori di pace.


Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

sono contento di trovarmi qui in mezzo a voi, a Castel Gandolfo. Saluto le autorità civili e militari presenti e ringrazio tutti voi per la calorosa accoglienza.

Ieri, a Barcellona, è stato beatificato Licarione May (al secolo Francesco Beniamino), Frate dell’Istituto dei Fratelli Maristi delle Scuole, ucciso nel 1909 in odio alla fede. In circostanze ostili, egli visse con dedizione e coraggio la missione educativa e pastorale. La testimonianza eroica di questo martire sia di stimolo per tutti, in particolare a quanti operano per l’educazione dei giovani.

Rivolgo il mio saluto ai partecipanti al Corso estivo dell’Accademia Liturgica provenienti dalla Polonia; il mio pensiero va anche ai pellegrini polacchi, che oggi stanno partecipando al Pellegrinaggio Annuale al Santuario di Częstochowa.

Termina oggi il pellegrinaggio giubilare della diocesi di Bergamo. Saluto i pellegrini che, assieme al Vescovo, sono giunti a Roma per attraversare la Porta Santa.

Saluto la Comunità Pastorale Beato Agostino da Tarano del Colegio S. Augustin di Chiclayo, in Perù, anch’essa qui a Roma per celebrare il Giubileo. Saluto i pellegrini della Parrocchia di San Pedro Apóstol della diocesi di Alcalá de Henares, che celebrano i 400 anni di fondazione della parrocchia; Le Legionarie di Maria provenienti da Uribia-La Guajira, in Colombia; i membri della Famiglia dell’Amore Misericordioso; il Gruppo Scout Agesci Alcamo 1; e, infine, le monache agostiniane in formazione qui presenti.

Accogliamo con piacere il Coro dei ragazzi dell’Académie Musicale de Liesse, dalla Francia. Grazie per la vostra presenza e per l’impegno che portate avanti nel canto e nella musica.

Sono qui presenti in mezzo a noi 100 Allievi del Corso Carabinieri della Scuola di Velletri, intitolata al Venerabile Salvo D’Acquisto. Saluto il Comandante assieme agli Ufficiali e Sottoufficiali, e vi incoraggio a proseguire il vostro percorso di preparazione al servizio della Patria e della società civile. Grazie! Un forte applauso per quelli che servono!

Nei mesi estivi sono tante le iniziative che si svolgono con i bambini e i ragazzi e vorrei ringraziare gli educatori e animatori che si dedicano a questo servizio. In questo contesto, desidero ricordare l’importante iniziativa del Giffoni Film festival, che raccoglie ragazze e ragazzi da tutto il mondo e quest’anno sarà dedicata al tema “Diventare umani”.

Fratelli e sorelle, non dimentichiamoci di pregare per la pace e per tutti coloro che, a causa della violenza e della guerra, si trovano in uno stato di sofferenza e di bisogno.

A tutti voi auguro una buona domenica!


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