Lunedì 21 luglio 2025

Ieri mattina sveglia “domenicale”, quindi più tardi del solito.
Mentre, prima di alzarmi, dicevo il mio Angelus, mi sono reso conto del profondo silenzio che veniva dalla strada, dalla piazza Leonardo. Non ho potuto non godermi quella parvenza di solitudine e tranquillità, ho ascoltato quel silenzio e dopo aver pensato: “sono iniziate le vacanze” mi sono reso conto che quel silenzio non era il segno di un vuoto ma di una chiamata: il punto è che spesso ci si ferma ad attendere un vuoto, un riposo, una tranquillità che è come una sorta di pausa dalla vita.
Ma a me quel silenzio è stato subito stretto. Non aspiro al caos ma alla vita, alla bellezza della vita. E il vuoto ben presto è opprimente; come accade tra un respiro e l’altro, c’è una pausa, una sospensione che chiude la raccolta dell’aria prima della sua espulsione: nel frattempo il sangue “ruba” tutto l’ossigeno che può a quell’istante di vuoto.

Così ho iniziato la domenica chiedendomi: che cosa vuoi “rubare” a questo passaggio di pausa, di vuoto? Ho custodito quella domanda per tutto il giorno e sono arrivato a sera scoprendo che c’era, tardi, lo stesso silenzio.
E’ stata una giornata di nostalgia.
Quella presenza che ha riempito la vita ho sempre bisogno che riaccada e ieri è stato più chiaro.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo. Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne. La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando arrivarono dal Signore Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro. L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: «Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.

Vangelo secondo Luca 8, 34-39.

Sempre, tutti, abbiamo paura di qualcosa che accade e che non sappiamo spiegare, specie se quello che accade ha a che fare con la realtà della vita quotidiana; perché con quel “pazzo” guarito, gli abitanti di quel paese ci avrebbero avuto a che fare tutti i giorni e per stare di fianco a uno che era pericoloso per sé e per gli altri non basta constatare che è cambiato. Il dubbio resta.
Questo per spendere una parola a difesa della povera gente di quella città: non mettono in dubbio il miracolo, e nemmeno Gesù, mettono a tema la loro paura, paura che viene da un incognita dentro la vita.
E questo allontanare Gesù, per non stare al Mistero, a quella incognita dentro la vita, quante volte capita anche a noi e intorno a noi!

Quello che c’è da guardare invece è quel “guarito” che, come gli altri suoi paesani, non sa bene cosa sia successo ma è così pieno della sua libertà, avuta in dono, che se ne va in giro gridando quel fatto: “quel Gesù mi ha dato una nuova vita!”.

Il problema non è quindi la nostra paura davanti al Mistero, la questione è la nostra incoscienza davanti all’incontro con Lui, il nostro tacere davanti al mondo.



Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

L’ospitalità di Abramo e di sua moglie Sara e poi delle sorelle Marta e Maria, amiche di Gesù, è portata oggi alla nostra attenzione dalla Liturgia (cfr Gen 18,1-10; Lc 10,38-42). Ogni volta che accogliamo l’invito alla Cena del Signore e partecipiamo alla mensa eucaristica, è Dio stesso che “passa a servirci” (cfr Lc 12,37). Eppure, il nostro Dio ha prima saputo farsi ospite, e anche oggi sta alla nostra porta e bussa (cfr Ap 3,20). È suggestivo che nella lingua italiana l’ospite è sia chi ospita, sia chi viene ospitato. Così, in questa domenica estiva possiamo contemplare il gioco di accoglienza reciproca, fuori dal quale la nostra vita impoverisce.

Ci vuole umiltà sia a ospitare sia a farsi ospitare. Occorrono delicatezza, attenzione, apertura. Nel Vangelo, Marta rischia di non entrare fino in fondo nella gioia di questo scambio. È tanto presa da ciò che le tocca fare per accogliere Gesù, che rischia di rovinare un momento indimenticabile di incontro. Marta è una persona generosa, ma Dio la chiama a qualcosa di più bello della stessa generosità. La chiama a uscire da sé.

Sorelle e fratelli carissimi, solo questo fa fiorire la nostra vita: aprirci a qualcosa che ci distoglie da noi stessi e nello stesso tempo ci riempie. Nel momento in cui Marta si lamenta perché la sorella l’ha lasciata sola a servire (cfr v. 40), Maria ha come perso il senso del tempo, conquistata dalla parola di Gesù. Non è meno concreta di sua sorella e neanche meno generosa. Ha però colto l’occasione. Per questo Gesù riprende Marta: perché è rimasta esterna a un’intimità che anche a lei darebbe molta gioia (cfr vv. 41-42).

Il tempo estivo può aiutarci a “rallentare” e a diventare più simili a Maria che a Marta. A volte non ci concediamo la parte migliore. Bisogna che viviamo un po’ di riposo, col desiderio di imparare di più l’arte dell’ospitalità. L’industria delle vacanze vuole venderci ogni genere di esperienza, ma forse non quello che cerchiamo. È gratuito, infatti, e non si può comprare ogni vero incontro: sia quello con Dio, sia quello con gli altri, sia quello con la natura. Occorre solo farsi ospiti: fare posto e anche chiederlo; accogliere e farsi accogliere. Abbiamo tanto da ricevere e non solo da dare. Abramo e Sara, seppure anziani, si scoprirono fecondi quando accolsero con tranquillità il Signore stesso in tre viandanti. Anche per noi c’è tanta vita da accogliere ancora.

Preghiamo Maria Santissima, Madre accogliente, che ha ospitato nel proprio grembo il Signore e insieme a Giuseppe gli ha dato casa. In lei brilla la nostra vocazione, la vocazione della Chiesa a rimanere casa aperta a tutti, per continuare ad accogliere il suo Signore, che chiede permesso di entrare.


Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina ho celebrato l’Eucaristia nella Cattedrale di Albano. È stato un momento significativo di comunione ecclesiale e di incontro con la Comunità diocesana. Ringrazio Sua Eccellenza Mons. Viva che è qui presente e tutti quelli che hanno lavorato per organizzare questa bellissima celebrazione. Auguri a tutta la Comunità diocesana!

Continuano a giungere anche in questi giorni notizie drammatiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza.

Esprimo il mio profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in Gaza City; come sapete giovedì scorso ha causato la morte di tre cristiani e il grave ferimento di altri. Prego per le vittime, Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, e sono particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani. Tale atto, purtroppo, si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza.

Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto.

Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione.

Ai nostri amati cristiani mediorientali dico: sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica. Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede. La Vergine Maria, donna del Levante, aurora del Sole nuovo che è sorto nella storia, vi protegga sempre e accompagni il mondo verso albori di pace.

Saluto tutti voi, fedeli di Castel Gandolfo e tutti i pellegrini qui presenti.

Rivolgo il mio saluto ai giovani partecipanti al pellegrinaggio organizzato dalla Catholic Worldview Fellowship, in visita a Roma dopo alcune settimane di preghiera e di formazione.

Ringrazio il Forum Internazionale di Azione Cattolica per aver promosso la “Maratona di preghiera per i Governanti”: dalle ore 10 e fino alle 22 di questa sera l’invito, rivolto a ciascuno di noi, è di fermarci soltanto per un minuto a pregare, chiedendo al Signore di illuminare i nostri Governanti e ispirare in loro progetti di pace.

In queste settimane, alcune famiglie del Movimento dei Focolari si trovano a Loppiano per la “Scuola internazionale di Famiglie Nuove”. Prego perché questa esperienza di spiritualità e fraternità vi renda saldi nella fede e gioiosi nell’accompagnamento spirituale di altre famiglie.

Saluto gli studenti, i docenti e il personale del Catholic Institute of Technology, che ha sede proprio qui a Castel Gandolfo; saluto il Gruppo Scout Agesci Gela 3, impegnato nel pellegrinaggio giubilare che si concluderà dinanzi alla tomba del Beato Carlo Acutis; saluto anche i ragazzi di Castello di Godego, che sono impegnati in una esperienza di servizio con la Caritas di Roma; saluto i fedeli di Palermo e quelli di Sarsina.

Sono presenti anche i membri del Gruppo Folkloristico «‘O Stazzo», come pure la Banda Musicale di Alba de Tormes.

Fra qualche giorno farò rientro in Vaticano, dopo queste due settimane vissute qui a Castel Gandolfo. Desidero ringraziare tutti voi per l’accoglienza e a tutti auguro una buona domenica!


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