Che bella l’acqua!
Le piogge abbondanti di queste ultime ore le ho benedette di continuo: nella notte, perché svegliandomi mi dicevano che Uno ci stava regalando il fresco, nel giorno, perché vedevo le piante e gli alberi riprendere vigore e colore, e anche quando, come ieri mattina, mi è capitato di dover camminare lieto sotto uno scroscio che mi ha inzuppato fino alle ossa: l’ho visto come un “giocare” di Dio, “volevi l’acqua? Eccola!”.
D’altra parte capisco sempre più che si tratta di un bene indispensabile. Una condizione per la vita: che cosa darebbero a Gaza per dell’acqua fresca, che cosa darebbero per dell’acqua abbondante nei paesi dell’Africa, che cosa potrebbero mai dare i nostri mari senza ogni singola goccia che arriva nel loro seno?
Mano mano che il cuore mi viene preso dall’amicizia con Gesù mi rendo conto di incominciare ad amare ogni cosa, ad avere cura di tutto ciò che mi è dato, perché tutto è segno e strumento.
Mi torna alla mente il cantico delle Creature di san Francesco, le sue parole sull’acqua sono uno sguardo e una sintesi di cosa essa sia per chi crede. E non è una questione di ecologia!
Provate a rileggerle e a spiegare quei quattro attributi.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
dalla liturgia ambrosiana:
Lunedì della domenica che precede il martirio del PRECURSORE
In quel tempo. Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Vangelo secondo Marco 1, 4-8.
La festa sarà venerdì ma sin da oggi la liturgia ci propone di guardare alla figura del Precursore; e la ragione è presto detta: “non c’è uno più grande tra i nati di donna”, e quindi guardare il Battista ci è indispensabile se vogliamo imparare a seguire Gesù, E oggi cosa ci richiama?
Innanzitutto che la sequela a Cristo è un sacrificio, un rendere sacra la vita, e quindi un vivere in modo ordinato ed essenziale. Giovanni vive di ciò che è indispensabile; per noi cosa sono i vestiti di peli di cammello? Le cavallette di cui dovremmo nutrirci che cosa sono per noi, uomini e donne, spesso sazi? Per poter ricevere il centuplo occorre dare tutto e che tutto sia tutto non è facile da accogliere.
Secondo: Giovanni Battista vive con la consapevolezza che ogni suo passo apre la strada alla venuta di Cristo. E credo che anche questo potrebbe essere un ottimo esercizio per la nostra fede: vivere concependosi come in continua missione.
Leggiamo il testo
dell‘Angelus di papa Leone,
la semplicità e la corrispondenza delle sue parole sono un vero regalo!
Cari fratelli e sorelle, buona domenica!
Al centro del Vangelo di oggi (Lc 13,22-30) troviamo l’immagine della “porta stretta”, usata da Gesù per rispondere a un tale che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano; Gesù dice: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24).
A prima vista, questa immagine fa sorgere in noi qualche domanda: se Dio è il Padre dell’amore e della misericordia, che sempre rimane con le braccia aperte per accoglierci, perché Gesù dice che la porta della salvezza è stretta?
Certamente, il Signore non vuole scoraggiarci. Le sue parole, invece, servono soprattutto a scuotere la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati, di quelli che praticano la religione e, perciò, si sentono già a posto. In realtà, essi non hanno compreso che non basta compiere atti religiosi se questi non trasformano il cuore: il Signore non vuole un culto separato dalla vita e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono a vivere l’amore verso i fratelli e a praticare la giustizia. Per questo, quando si presenteranno davanti al Signore vantandosi di aver mangiato e bevuto con Lui e di aver ascoltato i suoi insegnamenti, si sentiranno rispondere: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!» (v. 27).
Fratelli e sorelle, è bella la provocazione che ci giunge dal Vangelo di oggi: mentre a volte ci capita di giudicare chi è lontano dalla fede, Gesù mette in crisi “la sicurezza dei credenti”. Egli, infatti, ci dice che non basta professare la fede con le parole, mangiare e bere con Lui celebrando l’Eucaristia o conoscere bene gli insegnamenti cristiani. La nostra fede è autentica quando abbraccia tutta la nostra vita, quando diventa un criterio per le nostre scelte, quando ci rende donne e uomini che si impegnano nel bene e rischiano nell’amore proprio come ha fatto Gesù; Egli non ha scelto la via facile del successo o del potere ma, pur di salvarci, ci ha amati fino ad attraversare la “porta stretta” della Croce. Lui è la misura della nostra fede, Lui è la porta che dobbiamo attraversare per essere salvati (Cfr Gv 10,9), vivendo il suo stesso amore e diventando, con la nostra vita, operatori di giustizia e di pace.
A volte, questo significa compiere scelte faticose e impopolari, lottare contro il proprio egoismo e spendersi per gli altri, perseverare nel bene laddove sembrano prevalere le logiche del male, e così via. Ma, oltrepassando questa soglia, scopriremo che la vita si spalanca davanti a noi in modo nuovo, e, fin d’ora, entreremo nel cuore largo di Dio e nella gioia della festa eterna che Egli ha preparato per noi.
Invochiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti ad attraversare con coraggio la “porta stretta” del Vangelo, così che possiamo aprirci con gioia alla larghezza dell’amore di Dio Padre.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Esprimo la mia vicinanza alla popolazione di Cabo Delgado, in Mozambico, vittima di una situazione di insicurezza e violenza che continua a provocare morti e sfollati. Mentre faccio appello a non dimenticare questi nostri fratelli e sorelle, vi invito a pregare per loro ed esprimo la speranza che gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio.
Venerdì scorso, 22 agosto, abbiamo accompagnato con la nostra preghiera e con il digiuno i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre. Oggi ci uniamo ai nostri fratelli ucraini i quali, con l’iniziativa spirituale “Preghiera Mondiale per l’Ucraina”, chiedono che il Signore doni la pace al loro martoriato Paese.
Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini di vari Paesi, in particolare quelli di Karaganda, in Kazakistan, Budapest e la comunità del Pontificio Collegio Nord Americano. Sono lieto di accogliere la Banda Musicale di Gozzano e i gruppi parrocchiali di Bellagio, Vidigulfo, Carbonia, Corlo e Val Cavallina. Saluto, inoltre, i fedeli giunti in bicicletta da Rovato e da Manerbio, e il gruppo della Via Lucis itinerante.
A tutti voi auguro una buona domenica.
e da parte mia, buon lunedì,
donC
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