Lunedì 3 marzo 2025

“Nel cuore i tramonti, nella testa l’amore e negli occhi l’infinito.”
Nei giorni scorsi ero a Rimini per un incontro dei responsabili della compagnia degli universitari, il Clu, ed ero in un albergo che i proprietari avevano riempito di frasi, rigorosamente scritte a mano, tutte inerenti al tema dell’amore e dell’innamoramento. Io in camera ne avevo ben due di quadretti con quelle massime, e uno dei due aveva per contenuto quello che ho messo in apertura.
Subito mi sono chiesto come si possano avere i tramonti nel cuore e negli occhi l’infinito: l’infinito dell’amore sta solo nell’infinito del cuore, così come la bellezza colpisce innanzitutto gli occhi e, passando per quella via, riempie la vita.
Così mi è venuto alla mente quell’appartamento di universitari, ormai chiuso, dove tutti gli invitati a cena erano richiesti di una frase, da scrivere sulle pareti di un punto preciso della casa. Anche lì le frasi spesso erano divertenti ma diverse erano erano casuali. E non erano per nulla incorniciate.
Poi ho pensato alla coppia che portava avanti la struttura, credo fossero proprio loro i proprietari, e mi sono commosso pensando che quelle frasi fossero una sorta di racconto, per citazioni, del loro amore.
Allora mi son detto che magari quelle idee potevano essere più pensate ma certamente, se erano loro, andavano bene così.
Ciascuno ama, ed è amato, in un modo unico.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

Vangelo secondo Marco 12,13-17.

Un fondo di legittimità questa domanda ce l’ha; se l’amicizia con Gesù rende liberi perché stare alle leggi? Se quello che abbiamo incontrato è sopra tutte le regole e le leggi perchè fare la fatica di prenderle sul serio? In fondo i testimoni di Geova non riconoscendo lo Stato italiano danno la loro risposta a questa domanda.

Siamo ligi alle leggi dello stato perchè, anche quando non ci riconosciamo in esse riconosciamo però la loro origine, e questo ci basta. Tutto è strumento per affermare Colui che è creatore di tutte le cose, e quando dovesse capitare che una legge è contro Colui che ci ha creati allora la legge sarebbe ingiusta, ma non è ingiusta una legge perchè non ci piace. Questo è il criterio del mondo.

Gesù riportando allo scopo delle cose ci dona nuovamente il criterio per imparare ad abbracciare tutta la realtà: essa è sempre segno di altro e questo altro, alla fine è un Altro.

Chiediamo di poter imparare a guardare dentro le cose, non solo a reagire di fronte a ciò che ci accade.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

4. Carattere esigenziale della vita.

 Non si può conoscere alcuna cosa se non in un veloce, implicito finché si vuole, rapporto tra essa e la totalità. Senza intravvedere la prospettiva ultima, le cose divengono mostruose.

Questa cosa che ciò che non è conosciuto possa divenire mostruoso è molto forte: è la descrizione dell’origine della nostra quotidiana paura nella vita: da una parte si viene educati a trattenere e e conoscere solo ciò che ionteressa e paice e dall’altra si vive poi con la paura di ciò che è diverso, perchè sconosciuto. Tenere insieme i fattori della conoscenza è davvero decisivo, per evitare che si viva nella menzogna e nella paura.


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