Quella che iniziamo “deve” essere una settimana diversa.
Per aiutare innanzitutto me a vivere questi prossimi giorni mi limiterò a due cose: guarderò una formella della Maestà di Duccio e commenterò il vangelo del giorno.
La voglia di guardare meglio l’opera infinita, come messaggio, di Duccio mi è tornata dopo aver visto le formelle della storia della passione riprodotte agli Esercizi cui ho partecipato nei giorni scorsi.
Oggi trovate quella che fa riferimento al riferimento al brano evangelico di ieri, perché questa è la formella che anche del retro della pala della Maestà inizia il racconto della passione.
Il contesto scenico è uno strano miscuglio di vita ebraica e di vita senese concreta e contemporanea all’opera: abbiamo così una sensazione di movimento, quasi di confusione che si contrappone agli undici che camminano con Gesù (manca Giuda) come se fossero un gruppo di soldati. Ci sono ragazzi che si arrampicano sulle piante e si passano le fronde tagliate come fosse un gioco, ci sono le persone che sono lì e sembra siano più che altro curiosi che cercano di capire cosa succede, e c’è anche quel giovane che stende il mantello ai piedi dell’asinello. Mille sarebbero le curiosità su cui provare a dare interpretazione: i due velati di bianco con fare truce, il personaggio affacciato alla finestra, i volti dei lontani più grandi dei vicini, …

L’episodio lo conosciamo tutti molto bene; per questo mi limiterò a mettere in luce un paio di cose che mi sono rimaste in testa: la piccola pianta spoglia alla sinistra del capo di Gesù è interpretata da alcuni come il fico sterile che Gesù aveva maledetto; in mezzo a tanto verde è come una ferita agli occhi, ma ci ricorda che stare con Gesù è il solo modo per vivere dando sempre frutto. E questo potrebbe essere il senso di quell’immagine degli undici che sono così coesi: seguendo Gesù l’unità è un frutto che c’è sempre.

Come potete vedere da un punto di vista grafico debbo ancora migliorare ma basta a dare l’idea: questa piccola porta aperta, in basso alla scena, che suona tanto o come invito a entrare nella scena, ed è cosa geniale: “entra Gesù perché non anche tu?”, oppure come ingresso al giardino degli ulivi, altra scena della passione che ci ricorda che cosa accade dopo la scena del trionfo dell’ingresso in Gerusalemme.
Che questa giornata possa riservarci la grazia di riconoscere che Gesù viene, viene sempre; a noi il compito di decidere se entrare nella scena.
dalla liturgia ambrosiana:
Lunedì della settimana AUTENTICA
In quel tempo.
Vangelo secondo Luca 21,34-36.
Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Gli “affanni della vita” sono ciò che appesantisce il cuore. Non sono quindi i problemi, le fatiche, le prove, che appesantiscono la vita ma il nostro modo di vivere le cose, come se la vita la facessimo noi, come se gli uomini fossero i costruttori di sè stessi e non dei semplici custodi.
Vivere senza affanno non è cosa da poco, implica un vivere le cose sapendo che il bene è opera di un Altro e che quindi la certezza sull’esito non dipende da noi ma solo dal nostro sì, dall’abbandono che viviamo nei confronti di chi ci sta generando ora.
Per non vivere in affanno la strada è certa: “vegliate pregando”, che non è propriamente la cosa più facile perché significa vivere la vita con una tensione continua a quel bene che si è incontrato. Questo vegliare è però la trepidazione di chi ama, di chi desidera che tutto sia dentro quel bene che si è visto sulla propria vita, non è lo sforzo di chi si rende fedele.
Cominciando i giorni della settimana Autentica chiediamo di viverli vigilando, cioè cercando di vedere oggi, nelle faccende di questo lunedì, i segni di un amore che si dona per intero a me. Allora vedere i gesti della passione è una cura che doniamo a noi stessi, è il modo per renderci conto di quanto siamo amati e voluti.
Buon inizio della settimana Santa,
donC
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