Martedì 10 giugno 2025

Ieri sera prima cena con i ragazzi che fanno da segretari alla vacanza estiva: una ventina di ragazzi e ragazze per accudire e servire un gruppo di 350 persone. Tutte le volte che mi capita di averci a che fare poi mi sorprendo della loro contentezza nel dire sì a un compito gravoso e non sempre facile. Che cosa li fa lieti nel servizio?

Credo siano due le cose che entrano in gioco per dare un simile esito: la coscienza di essere a disposizione di un Altro e la voglia di donare sè per la costruzione di qualcosa di grande e bello.

Basta questo “sì”, personale e deciso, a creare una piccola combriccola di persone anche diverse ma unite. Il miracolo dell’unità è infatti una grazia concessa a chi ha lo sguardo rivolto a Cristo. Lo diciamo ogni volta che andiamo a Messa: “non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà”. Il Signore guarda la nostra fede per darci l’unità e non i nostri sforzi di andare d’accordo.

Il risultato è che quel gruppetto aiuta a creare il clima della vacanza, e poi lì accadono i miracoli.


dalla liturgia ambrosiana:

In quel tempo.
Pietro prese a dire al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Vangelo secondo Marco 10,28-30.

La buttiamo sempre sulla promessa del centuplo, vorrei per questa volta che ci soffermassimo sul passaggio del lasciare; che cosa significa concretamente per noi il lasciare, cosa lasciamo? Pietro si spinge a dire che ha lasciato tutto, e io non voglio dubitarne, ma come si può dire di aver lasciato tutto se poi ci si aspetta un tornaconto?
Solo chi ama lascia, e solo chi ama non si aspetta nulla: è lieto e pieno del proprio aver dato tutto all’amato. E allora perché Pietro dice quelle parole? Azzardo una ipotesi: dopo tanto cammino e tanta convivenza con Gesù cominciavano a farsi sentire i pesi e le stanchezze di una promessa che sembrava ancora da realizzare.

Secondo: Gesù dice che la promessa del centuplo si sta già realizzando, e allora perchè Pietro non se ne accorge? Riconoscere di essere amati è frutto di un’attenzione seria a ciò che viviamo tutti i giorni; senza uno sguardo attento si finisce con il chiedere ciò che c’è già. Basta pensare al fatto che Gesù nell’Eucarestia ci dona continuamente sè stesso.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

3. L’esperienza del rischio

Non è un’ipotesi astratta, è qualcosa di molto concreto. Ci può essere un uomo, ad esempio, che da sette anni è fidanzato a una ragazza e non si decide, non perchè sia cattivo, ma non si decide perchè continuamente si dice: «E poi …; e se …; e ma …; e come faccio a essere sicuro …».

Sull’idea del rischio mi ha colpito questo passaggio perché, come è caratteristico di don Giussani, la realtà dà ragione delle osservazioni: mi è capitato più volte di imbattermi in persone che hanno questa difficoltà di uno “scollamento” tra ragione e volontà.
E quanto spesso la stessa cosa ci capita per mille altre cose della vita.


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