Sono stato a fare la spesa in uno dei centri commerciali vicino a casa della mamma, e ho notato una cosa simpatica: in questi giorni a fare la spesa ci si va come famiglia; ho visto un sacco di papà e mamme con figli piccoli o preadolescenti, e qualche volta adolescenti, che facevano la spesa insieme … più o meno.
Ci sono le famiglie dove sembra che tutto sia guardato insieme, altre dove vedi che ciascuno ha i suoi interessi e prodotti, mentre il resto non interessa affatto e poi trovi quelle famiglie dove il ragazzino o la ragazzina sbuffano e vogliono tornare a casa.
il fresco del centro commerciale è un ottimo diversivo al fare nulla in casa, almeno lì vedi gente e cose.
Comunque questo essere insieme mi pare una cosa bella delle ferie. E credo che l’essere con le persone amate sia davvero un dono che non si può sciupare nel fare da soli le cose che si possono fare insieme.
A questo proposito, riprendendo un testo di don Giussani che sto leggendo, mi pare di dover mettere in luce una questione bellissima: dentro la distrazione del mondo, con tutta la fatica a essere fedeli alle cose che diciamo contare di più, il buon Dio, quatto quatto, ci rimette nel cuore il desiderio di essere insieme, di fare le cose insieme, proprio nel momento giusto, in quei pochi giorni di vacanza che abbiamo riempito di attesa e di progetti ma che si riempiono di una normalità che ci fa riscoprire il desiderio di essere insieme, di fare le cose insieme.
Questa è la misericordia di Dio che si mostra.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della IX° domenica dopo PENTECOSTE
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono».
Vangelo secondo Luca 11, 5-8.
Povero Gesù!
Mi sembra che le cose non stiano proprio così.
Oggi se hai bisogno non chiedi certo aiuto a mezzanotte; è così evidente che non è un gesto di buona educazione! E anzi, se sei serio, non chiedi nemmeno se fosse mezzogiorno, né mai. Se hai ospiti provvedere a loro sono fatti tuoi.
Che cosa può spingere a chiedere, ad andare oltre il muro del rispetto e della buona educazione? Che cosa ci può portare ad essere importuni?
Sappiamo essere insistenti o quando abbiamo davvero qualcosa che ci urge oppure quando ci capita di tenere così tanto all’altro, a ciò che ci urge che diviene impellente il muoversi: il bene dei nostri genitori, dei gfigli, delle persone amate ci spinge davvero oltre noi stessi.
Ma per quali amici ci spingeremmo sino al domandare con insistenza?
Questo aspetto del domandare per il bene di altri è poi una via interessante per poter arrivare a pregare con “gusto”; infatti quando preghiamo perché si compiano i nostri progetti presto ci stanchiamo, misuriamo il tempo che passa tra la domanda e la risposta, valutiamo se la risposta è completa o no. Ma quando c’è in gioco il bisogno di altri allora si osa, si chiede tutto senza stancarsi e con quella insistenza propria di chi vede il bisogno di un bene. Quando preghiamo per noi capita sovente che il bisogno del nostro bene si perda, si confonda con l’idea del bisogno immediato e contingente, si confonda con il bene fissato dal mondo.
Cosa significa pregare per gli altri? C’è spazio anche per i bisogni del mondo nella tua pregheira?
Buon martedì di ferragosto,
donC
Lascia un commento