Martedì 14 gennaio 2025

Evento!

Ieri sera, dopo “soli” dodici anni (sì hai letto bene:12 anni!) sono andato a Liscate a prendere i libri che avevo lasciato temporaneamente la. Una trentina di scatole che erano in un angolo ad aspettare pazientemente che la mia pigrizia venisse vinta. Ma non l’ho vinta io. Mi hanno dovuto telefonare dicendomi che avrebbero dovuto fare dei lavori e che quindi non potevo più lasciarli lì. Diverso è per le cose che ho lasciato sempre a Liscate in un altro edificio, loro restano ancora lì, per il momento.

E cosa c’è di rilevante in tutto questo? Una cosa semplice, sto facendo ordine, e questo mi pare uno dei segni rivelatori di un cammino: quando la realtà è amica allora tutto tende a trovare il proprio posto.

Con due “aiuti”; prima qualcuno che mi ha chiamato per dirmi: “è ora”, e poi con qualcuno che ha sollevato tutto quel peso con me. L’ordine non è frutto né di uno sforzo né di una volontà è solo uno dei tanti frutti della appartenenza. Quella appartenenza che in questi ultimi mesi mi ha fatto scoprire che quando uno dei ragazzi che frequentano san Pio sbaglia, più o meno coscientemente, mi ritrovo a soffrire davvero per loro, mi trovo addosso un dolore lancinante e profondo, che credo sia come quello di un padre o di una madre che vede il proprio figlio farsi del male; mi verrebbe da chiedere loro: perchè ti tratti male, tu così benvoluto da Gesù?

E’ questo appartenere che mi fa dire: io porto i tuoi pesi, tu porta i miei.


dalla liturgia ambrosiana:


In quel tempo.
Dopo che Giovanni fu arrestato, il Signore Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Vangelo secondo Marco 1,14-20

Giovanni che viene arrestato è come la molla che costringe Gesù a prendere posizione pubblicamente davanti a tutti: comincia a chiamare i discepoli e a proclamare il vangelo di Dio. Un altro segno che ci deve colpire: nessun passo indietro ma sempre e solo ogni fatto come occasione per fare un passo in avanti, per mettersi sempre più in gioco. Lo fa Gesù, perché non farlo anche noi?

Da notare che a tutti quelli che incontra proclama la conversione mentre a chi chiama alla sequela prospetta un risultato: diventare pescatori di uomini. Come a dire che si può seguire Gesù da lontano oppure da vicino, da chiamati oppure no, ma si è sempre discepoli, con il comune compito di un sì.


Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO

1. Lo stupore della “presenza”

    Non esiste niente di più adeguato, di più aderente alla natura dell’uomo che l’essere posseduti per una originale dipendenza: infatti la natura dell’uomo è quella di essere creato.


Creato deriva dall’etimo “fatto”. In questo senso l’idea di creatura è l’idea di una dipendenza di cui credo si debba essere immensamente riconoscenti: se sono fatto sono voluto, sono pensato e scelto. Se c’è in noi l’idea della positività della vita credo proprio che derivi dalla consapevolezza di questo essere creatura, carica di imperfezione ma voluta. il vero compito che abbiamo è quello di imparare a custodire questa consapevolezza perché non ci accada di finire a pensare che in fondo siamo noi i creatori di noi stessi.


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