“E quindi?”
Mi ha raccontato che era tornato a casa con il cuore così pieno di gioia che, fatti pochi passi dopo l’ingresso, suo padre aveva capito che era successo qualcosa di importante.
Senza dire nulla gli lasciò capire che se c’era qualcosa da dire lui era lì, bastava entrare nel suo studio, un’altra stanza della stessa casa.
Il mio amico, di fronte a quella richiesta esplicita e silente, non ha resistito a lungo, dopo alcuni minuti di incertezza è piombato nella stanza del genitore e, come sbottando, ha comunicato senza enfasi e senza giri di parole, da uomo: “papà, mi sono morosato”.
La cosa però non ha sortito l’effetto immaginato, il genitore alzando la testa dal computer gli ha solo detto: “e quindi?”. E’ stato choc.
Ma il mio giovane amico non ha compreso che il compito di un padre è proprio questo: aiutare i figli a vedere le conseguenze delle cose, la radice e l’esito di tutto ciò che facciamo.
Quel padre ha solo chiesto al figlio un passo oltre, quello che era accaduto era un passo, bello, grande e lieto, ma solo un passo verso un destino molto e molto più grande.
Chiediamocelo: “e quindi?”
dalla liturgia ambrosiana:
Natività di san
GIOVANNI BATTISTA
In quel tempo.
Vangelo secondo Luca 1, 57-68.
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».
Capita spesso di sentirsi annunciare l’attesa di un bambino, arrivo talvolta inatteso e impreparato altre fin troppo desiderato e cercato. Per questo oggi mi colpisce molto la domanda “che sarà mai questo bambino?”, perché la gente si pone la domanda, non in astratto, ma guardando a cosa stava suscitando quella nascita nei genitori e in quelli che erano loro vicini.
Due genitori avanti negli anni, impossibilitati dalla natura ad avere figli, si trovano ad essere genitori “comunque”: che cosa deve avere avuto in mente il buon Dio per decidere di usare di Zaccaria ed Elisabetta. Certamente la preoccupazione era quella di mostrare a tutti che il disegno di Dio è opera totale di Dio e l’uomo vi partecipa solo acconsentendo a quel disegno.
Chiediamo oggi di poter essere disponibili a ciò che il buon Dio pensa di poter fare con le nostre vite: che sia grande o piccolo ciò che ci sarà chiesto è sempre lo strumento del suo Avvento.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 14
L’energia della ragione
tende a entrare nell’ignoto
Il vertice della ragione è l’intuizione dell’esistenza di una spiegazione che supera la sua misura. … la ragione proprio come esigenza di comprendere l’esistenza è costretta dalla sua natura ad ammettere l’esistenza di un incomprensibile.
Iniziamo con oggi la lettura del capitolo quattordicesimo, rimettendo a tema, come sempre fa don Giussani, il passaggio cui siamo giunti nelle pagine precedenti: la ragione compie sé come apertura al Mistero.
Essendo in mezzo a ragazzi che studiano materie scientifiche, credo che queste righe possano costituire una grande sfida: la ragione correttamente usata porta a percepire un oltre di senso e di significato; un oltre che avvince all’uso della ragione e che non la sminuisce, nemmeno per un momento.
Buona giornata,
donC
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