Mi ero alzato la mattina con la sensazione che sarebbe stata la prima giornata di un nuovo periodo, l’inizio di un tempo dove gli impegni cominciano a diradarsi, dove le riunioni e le programmazioni si rarefanno, dove insomma comincia il tempo dei rapporti, delle serate insieme e della vita “fuori dagli schemi”. Un tempo meno “da preparare” e più da vivere.
Ma l’agenda la fa il buon Dio, non quello che ci scriviamo noi.
Invece dalle pieghe della giornata sono saltate fuori tante cose e persone che hanno totalmente stravolto i miei progetti. Volevo iniziare a leggere un testo del don Gius ma non ho più nemmeno avuto il tempo di guardare dove fosse, volevo sistemare al meglio casa perché nei prossimi giorni avrò ospiti due preti e non ho fatto nulla, volevo andare a trovare una persona e nemmeno mi sono alla porta di san Pio.
L’esito è che sono andato a dormire più stanco e stravolto degli altri giorni, quelli “normali”.
Se resta qualcosa di certo sono le due Messe che ho celebrato nella giornata, la memoria di san Filippo mi ha fatto pregare pri a della consacrazione con queste parole: “La sua mirabile vita insegna a rivolgerci a te con semplice cuore e ci ricorda che la fedeltà di ogni giorno è l’offerta al tuo nome più gradita”.
La fedeltà di ieri è tutto ciò che resta.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della VI settimana dopo PASQUA
In quel tempo.
Vangelo secondo Giovanni 14,1-6.
Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Vi sono molte dimore! Come mi pacifica il fatto che nella casa del Padre ci siano posti diversi dove abitare, perché siamo diversi, e abitare nella stessa casa sarebbe complicato.
Questo ci porta, anche se per il tempo di un breve accenno, al grande tema dell’unità e della diversità: essere insieme non significa né essere uno la fotocopia dell’altro né l’essere ciascuno preso solo da sé.
Non dimentichiamo che nemmeno i dodici, e Paolo, andavano troppo d’accordo, e non sono rari gli episodi dove Paolo decide di andare per la propria strada. L’unità è lo sguardo a Cristo e non il muoversi come se si fosse un plotone di soldati.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 13
Educazione alla libertà
2. Educazione a un atteggiamento di domanda
Questa curiosità non è che una originale simpatia con l’essere, con la realtà, quasi un’ipotesi generale di lavoro con cui la natura sospinge l’uomo all’universale paragone. Questa simpatia con la realtà è l’ipotesi generale di lavoro come premessa a qualsiasi azione, a qualsiasi attività.
Che differenza di concezione nell’uso della parola curiosità! Per noi essere curiosi è un limite, per don Giussani è il segno della simpatia per l’essere. Credo che la differenza venga dal riportare la curiosità non alla realtà, al gusto della conoscenza e del capire ma semplicemente alla alla misura a una conoscenza che non cerca di andare oltre, di scoprire il senso ma solo si ferma a ciò che appare.
Essere curiosi nasce come un impeto positivo che poi la nostra umanità rischia di ridurre al minimo, al sapere come stanno le cose.
Buon martedì,
donC
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