Per il funerale di ieri mattina mi hanno cercato le nipoti della defunta, due ragazze poco più che ventenni; con loro mi sono accordato per il funerale, al telefono, poi le ho viste per sapere chi fosse la loro nonna, al termine della celebrazione hanno letto un saluto e, sempre loro, sono venute dopo la Messa a ringraziare e a lasciare un ‘offerta per la chiesa. Della loro mamma e del loro papà non ho visto i volti.
Non conosco i motivi di quella presenza-assenza ma la cosa mi ha colpito, sia per la serietà delle due ragazze sia per la saggezza con cui hanno “gestito” la loro perdita: una attenzione che davvero poche volte ho visto.
La cosa che però mi ha colpito maggiormente è che è nata in me una domanda: io mi sarei fatto avanti se non ne fossi stato richiesto? Ci sarei stato fino in fondo, a quel modo, se non fosse stato mio compito?
Talvolta nella vita capita di dover dire dei sì a cose che vanno accolte e vissute in modo gratuito, ma non è semplice dover cedere a queste richieste. Farsi carico di compiti e richieste non nostre ha bisogno di una quantità abbondante di gratitudine e di coscienza della vita come dono, altrimenti non si riesce a dire quel sì.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì dell’ultima domenica dopo l’EPIFANIA
In quel tempo.
Vangelo secondo Marco 12,18-27.
Vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Mi colpisce sempre il fatto che a Gesù venga chiesto di tutto: ci sono un sacco di esempi che ci raccontano di come vengano poste al Nazareno tutte le questioni della vita, non solo le domande teologiche ma anche quelle più concrete e quotidiane. Segno del fatto che Gesù era una ipotesi di affronto della vita; Gesù non distribuisce pareri ma parla con autorità.
La questione posta dal vangelo di Marco che viene letto oggi nella Celebrazione mi porta quindi a chiedere se io pongo a Gesù ogni domanda o se pongo solo “certe” questioni; mettere in gioco tutto è l’idea del confidare mentre se mi limito a certe cose è solo perchè quel rapporto non arriva sino al fondo, non amo davvero ma cerco solo un aiuto alla mia vita. Chiedere non è confidare.
Interessante poi che Gesù risponda a una domanda che nasce dalla Bibbia usando la Bibbia stessa: Rispondere alla questioni della vita non è un parere personale ma è un continuo riportare tutto alla sua origine.

Scuola di Comunità
IL SENSO RELIGIOSO
Capitolo 11
Esperienza del segno
4. Carattere esigenziale della vita.
Il vero: il significato reale di ogni cosa sta nel suo percepito nesso con la totalità, con il fondo, con l’ultimo. E’ questo lo struggimento supremo di quel livello della natura in cui la natura diventa «io».
La parola struggimento mi è sempre più chiara, perché sempre più descrive me, il mio essere davanti alla realtà, alle persone e ai fatti. L’etimo mi pare sottolinei la continuità di uno stato di tensione che arriva sino allo sciogliersi, al liquefarsi. E se lo struggimento viene dalla percezione del nesso tra le cose e il loro senso allora ben venga, come dice Gesù dal frutto si riconosce l’albero.
Ve lo racconto perchè lo struggimento non è quindi una nota negativa, prorpia di una persona che si angoscia ma è la percezione del tutto implicato in ogni cosa e quindi è una tensione all’infinito. “Sento la vita che mi scoppia dentro il cuore”.
Buona giornata.
donC
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