Una delle cose più belle di questi momenti di “deserto” è il fatto che puoi muoverti liberamente, e con una certa agilità, in tutti i luoghi in cui ti rechi.
Lo pensavo giusto giusto girando per gli scaffali del Carrefour, nessuno in giro, poca confusione e, soprattutto, casse libere.
Finchè non ho attraversato il corridoio dei detersivi, mentre passo noto una giovane signora che mi fissa, non ricordando di averla mai incrociata la saluto distrattamente e procedo verso il flacone di candeggina densa che mi aspetta all’inizio del corridoio. Lo arraffo e torno indietro.
Quella signora allora mi ferma e chiamandomi per nome mi chiede se posso prenderle un certo prodotto nello scaffale più alto.
Stessa cosa era capitata sabato scorso: ero appena arrivato a Gabicce mare per un matrimonio e cercavo un caffè prima di entrare in chiesa, mancava più di un’ora alla celebrazione e mentre cammino mi imbatto in una donna che trovo tutte le mattine alla Messa delle 8. Sono bastati cento metri e trovavo qualcuno che conosco!
A noi che vorremmo fare i fatti nostri, senza per forza fare cose strane, a noi che vorremmo vivere anche nell’oblio di noi stessi, è dato il segno che c’è Uno che continua a darci la possibilità di metterci di fronte a chi siamo, perché nessun istante della vita sia perso guardando altro che non sia Lui.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì della VIII° domenica dopo PENTECOSTE
In quel tempo. Il Signore Gesù parlava ai settantadue discepoli e disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».
Vangelo secondo Luca 10, 13-16.
Quando parliamo di preferenza dovremmo sempre ricordare queste parole di Gesù: il fatto che certe cose siano state date a noi e non ad altri non significa altro che una maggiore responsabilità. Avere incontrato Gesù viene da noi guardato come un privilegio e una superiorità nei confronti di quelli che questo annuncio non l’hanno ricevuto, in realtà la questione è ben diversa, l’avere ricevuto la grazia dell’incontro ci rende responsabili della Sua presenza nel mondo.
Avere la consapevolezza che “chi ascolta voi ascolta me” è il principio di una coscienza che spesso ci manca, purtroppo ci pensiamo come tutti gli altri uomini e donne. Mentre noi siamo definiti da un compito.
Secondo. Questo è uno tra i brani che certamente metterò nel libro che scriverò sulla “antipatia” di Gesù; e la ragione della mia preferenza credo sia evidente: sta parlando ai suoi discepoli prediletti, non a qualcuno che vive male l’amicizia con Lui, si tratta dei settantadue che manda come missionari e annunciatori. Eppure li tratta come se fossero dei traditori, degli smemorati che non sanno di chi sono; loro lasciano tutto per lui e lui li massacra!
Questo per dire che Gesù è paziente e attende con tutta calma i nostri tempi, ma quando poi diciamo il nostro strascicato sì lui comincia a chiedere tutto.
Anche per questo abbiamo paura di darci per intero a Gesù, lui davvero si prende tutto!
Buona giornata,
donC
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