Martedì 8 ottobre 2024

Ieri Rosario per la pace in piazza Leonardo.

Cominciamo in mezzo a centinaia di ragazzi. che passano mentre ci sono drappelli di persone attorno ai ragazzi in maglietta gialla che distribuiscono ovunque le noccioline coperte di cioccolato di una nota marca, (e c’è pure chi ne ha raccolta una decina di pacchetti, per il dopo digiuno), mentre qualcuno invita a guardare e provare le micro fiat elettriche, e mentre moltissimi cercano un posto dove consumare il pranzo stando all’aperto.

Alla seconda decina vedo arrivare uno con la bandiera palestinese, un tipo inquietante perchè vestito con una mimetica militare e con diversi pin e stemmi della bandiera palestinese; passandomi dietro le spalle mi accorgo che fissa la bandiera ad un cestino, proprio sotto lo stendardo con l’immagine della Madonna che rompe i muri. E resta lì per un pò. Poi va via e verso la fine torna.

Non ho mai visto uno ringraziare tanto sentitamente per una cosa che abbiamo fatto.

Quell’uomo quasi piangeva parlando della sofferenza del popolo palestinese e, lui, italiano, aveva proprio nel cuore quella gente come se fossero per lui parenti.

La guerra uccide, divide e crea muri, ma nella guerra c’è anche il seme di Dio che a qualcuno insegna ad amare gli altri più di sè.

Sono lieto di essere stato in piazza per quell’uomo.

dalla liturgia ambrosiana:  

Martedì della VI domenica dopo il martirio del Precursore 

Vangelo secondo Luca  (21,10-19.)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Se è la perseveranza che ci salverà la vita, allora occorre capire bene di cosa si tratta: essere perseveranti è la scelta di tenere per cara e unica l’amicizia con Cristo. Fino a dare la vita.

Tutto il resto è un dono che può esserci e non esserci ma quello che conta è lo sguardo d’amore che Cristo ha avuto per la nostra vita; uno sguardo così vero e reale che ci ha portato a dire, come san Tommaso che tocca il Risorto: “Mio Signore e mio Dio”.

Solo a chi vibra di passione per quell’amore non ha paura di fronte alla violenza del mondo e alla sfida delle persecuzioni.  


Scuola di Comunità

Giornata di inizio anno
21 settembre 2024

CHIAMATI cioè MANDATI, l’inizio della MISSIONE

Testo

Dice don Giussani nel libro Una rivoluzione di sé: «La salvezza è già fatta con la risurrezione di Cristo: questo è il centro della fede, questo è il perno di tutto, perché è un fatto. La salvezza è già fatta, ma diviene clamorosa attraverso la nostra comunione».

Se dovessi usare una frase fatta per descrivere la prima parte della affermazione di Prosperi, o meglio di Giussani, direi così: Keep calm and la salvezza è già fatta.

Non voglio banalizzare la cosa ma credo che tanta fatica dei nostri cammini potrebbe essere eliminata proprio dalla coscienza che la salvezza non è un merito, qualcosa che si conquista, ma è semplicemente un sì, il sì a un rapporto, il sì a quel volto che ci ha preso.

La seconda parte di questa prima frase è, evidentemente, il clamore della comunione; stiamo attenti anche qui: la comunione è un fatto che chiede la rinuncia a sè per affermare il quid che ci lega, non è il semplice essere insieme, e nemmeno l’essere convocati ci può bastare: solo tenendo lo sguardo fisso a chi ci ha incontrato possiamo continuare a cogliere gli altri nostri compagni di strada come fratelli, altrimenti saremo solo persone messe insieme da un interesse comune ma senza che questo sia l’origine di una vita comune.