Bambini!
Ieri sera mi sono reso conto che nella giornata avevo incontrato un sacco di bambini piccolissimi: a pranzo, nel pomeriggio e a cena avevo avuto modo di vedere queste piccole meraviglie il cui unico problema sembrava essere il non stare soli.
A pranzo il piccolo di casa giocava, sorrideva, e intanto si vedeva il sonno uscire dai suoi occhi, così, una volta steso a letto e lasciato solo, è cominciato il suo pianto disperato.
Lo stesso nel pomeriggio, sebbene di pochi mesi, il frugoletto in questione sorrideva ogni volta che ci si rivolgeva a lui, e con quei sorrisi cercava di conquistarti, e, a modo suo, senza proferir parola, di distogliere la nostra attenzione dal lavoro che stavamo facendo.
La sera, a cena, una bimbetta simpaticissima mi ha fatto rendere conto che non conosco il “bimbese” anche se tutto sommato ci siamo intesi comunque nel guardare il presepe di casa.
Che cosa significa, per me ora, che il Mistero si è fatto carne se non pensare ai volti di quei tre piccoli? Il volto di Cristo ha sempre il volto di coloro che ci guardano offrendo e chiedendo una compagnia per la vita.
Qualcuno che ti prende per mano e ti porta dove vuole, mentre tu sei felice che così sia.
dalla liturgia ambrosiana:
Martedì
della IV° settimana di Avvento
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».
Vangelo secondo Matteo 19,23-30.
La domanda sbigottita dei discepoli: “Allora, chi può essere salvato?” dovrebbe essere anche un pò la nostra, perché nessuno può dire di essere senza ricchezze, ciascuno di noi ha ricevuto un sacco di doni, di carismi, così li chiamiamo quando parliamo tra cristiani; e anche Gesù sa che la cosa è impossibile, c’è sempre qualcosa che ti resta attaccato, magari un piccolo segno ma resta lì come se fosse parte di te, eppure, ancora una volta, Gesù, sapendo, colma il vuoto, ci permette di fare anche quello che non sapremmo fare. A una condizione: “voi che mi avete seguito”, la condizione per preferire sopra tutto Gesù è la sequela, e lo dice a coloro che già lo stavano seguendo: i discepoli.
Seguire Gesù quindi non basta, non basta nemmeno il volergli bene, occorre preferirlo a tutto, per poter amare tutto in pienezza.
Scuola di Comunità 2025/2026
Luigi GIUSSANI,
All’origine della pretesa cristiana
Premessa
A questo libro tengo particolarmente, perchè esprime le ragioni di una fede consapevole e matura.
Questa è l’aspettativa che dovremmo avere verso le parole che ci accingiamo a leggere. Spesso la fede è ridotta semplicemente a un “credere”, che la fede abbia delle ragioni e che possa essere consapevole e matura è per molti una cosa impossibile e non reale. Per don Giussani la fede non è un semplice credere ma è un’opera della ragione, della libertà e non solo della volontà.
A molti intellettuali manca la volontà di dire un sì che sottomette, a tanti altri, che intellettuali non sono, mancano invece le ragioni.
Buon martedì,
donC

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